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Papà e mamma "in bambola". Le child-angel sbarcano in Europa?

Mauro Evangelisti - Macro (Cultura e Società Messaggero/Mattino)

Papà e mamma "in bambola". Le child-angel sbarcano in Europa?

Sono bambole, ma viaggiano in aereo con un regolare biglietto, un posto prenotato e anche il pasto. Sono bambole, ma i proprietari le curano e le coccolano con un'attenzione quasi maniacale solitamente dedicata a un bambino viziato, anche perché per forma e dimensioni sembrano veri bebè; le portano a passeggio, le pettinano, cambiano loro i vestiti. Sono bambole, ma vi sono ristoranti dove possono sedere a tavola, mentre al contrario ci sono hotel in cui, come succede in alcuni locali in Italia con i bambini in carne ed ossa, non sono graditi. Infine, sono talmente simili agli esseri umani che ne hanno preso anche i difetti, visto che queste bambole sono state usate come corrieri della droga, con le pasticche di stupefacenti nascoste all'interno per superare i controlli negli aeroporti.

In Thailandia il fenomeno delle "child angels" (o luk thep) unisce superstizione, religione, una spruzzata di follia e sapienti strategie di business. E ricca materia per gli psicologi. Per le molte donne che hanno acquistato e adottato queste bambole, difficile pensare che si tratti solo della ricerca di una sorta di surrogato di un bambino vero: siamo in una nazione dove il tasso di natalità è il 50 per cento più alto di quello dell'Italia.

Il problema è che a Bangkok ora la moda sta sfuggendo di mano, tanto che il primo ministro Prayuth Chan-ocha è intervenuto rivolgendosi ai thailandesi: «Non compratevi una child angel se non potete permettervelo». In un paese dalle profonde differenze sociali e con una economia in affanno, queste bambole hanno prezzi che vanno dai 30 ai 500 euro. Eppure, la loro diffusione è tale che la compagnia aerea Thai Smile (la sussidiaria low cost della Thai) ne ha regolato il trasporto in aereo. Poiché alcuni passeggeri si rifiutano di riporre le loro bambole-bambino nelle cappelliere come un normale bagaglio a mano, Thai Smile ha annunciato che potranno acquistare un biglietto e un posto a sedere. L'autorità dell'aviazione thailandese ha chiesto controlli più severi visto che all'aeroporto di Chiang Mai si è scoperto che dentro una di queste bambole venivano trasportate pasticche di droga.

Alla base di tutto c’è la superstizione. La maggior parte delle donne che ha acquistato e ora accudisce queste bambole, a volte portandole a passeggio insieme ai figli in carne e ossa, assicurando che le child-angel sono un catalizzatore della buona sorte. La Thailandia è un Paese che vive di superstizioni frammiste alla religione: dai rituali delle banconote sventolate dal venditore ogni volta che si conclude una trattativa in un mercato notturno ai tempietti allestiti sui cruscotti dei taxi, dagli amuleti fino all’immancabile rapporto con i fantasmi onnipresenti nella cinematografia locale. Nei templi si svolgono rituali per benedire queste bambole, ma l’ufficio nazionale del buddismo ieri ha diffuso un annuncio che vieta a tutti  i monaci di eseguire questo tipo di cerimonie per le child-angel. Negli ultimi giorni, inoltre, i due quotidiani in inglese della Thailandia – il Bangkok Post e The Nation – hanno pubblicato in prima pagina notizie e approfondimenti sul fenomeno. Un commentatore di The Nation, Supalak Ganjanakhundee, ha scritto un pezzo dal titolo emblematico: “Le bambole angelo portano gioia alle persone tristi e affari d’oro”. “Il culto delle child-angel trasformate in icone spirituali può apparire incredibile alle persone razionali, ma è una ispirazione per chi ha un buon fiuto per il business. Antropologi e psicologi possono scientificamente spiegare che la gente necessita di oggetti cosiddetti sacri ogni volta che si ritrova senza speranza e disperata, in tempo di difficoltà economica e politica. Due colpi di Stato in un decennio e il rallentamento dell’economia hanno lasciato i thailandesi con ben poca luce nel futuro”:

Eppure, ad acquistare e coccolare queste bambole-bambini sono soprattutto donne della classe media, con alta scolarizzazione buoni redditi. E qui si entra nel territorio del business, perché, a fiutare gli affari, non sono solo stati i produttori delle bambole, ma anche i proprietari di ristoranti, saloni di bellezza, scuole di lingue e musica che – non è ben chiaro in che modo – offrono servizi alle child-angel. Il Bangkok Post riporta la testimonianza di una donna di 49 anni, Mayanmara Boonme, una indovina che sostiene di essere tra le iniziatrici del fenomeno: “Ho cominciato facendo la doccia alla mia bambola. Un giorno mi è apparsa in sogno e mi ha detto che mi avrebbe aiutato a guadagnare molti soldi. L’ho portata a un parco giochi: un programma TV l’ha notata e ci ha invitato, da allora molte TV ci hanno dato spazio”.

Una cliente, una donna di 37 anni, che nutre, veste, accudisce le sue due chil-angel insieme alla figlia (vera) di 7 anni, rivendica: “è un mio diritto credere nel potere di queste bambole, me lo posso permettere”. Altre giurano di aver vinto la lotteria grazie all’influenza positiva della child-angel. Folle o meno, ora in Thailandia stanno pensando di esportare le child-angel. Ecco, quale potrebbe essere un Paese talmente superstizioso da rivelarsi fertile al fenomeno? Il rischio è che prima o poi le bambole bambine sbarchino anche in Italia”.

da Macro, supplemento Cultura e Società del Mattino/Messaggero 

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