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Orchestre d'Europa: Berliner Philharmoniker (prima puntata)

in onda sabato 11 settembre alle ore 18,30

Orchestre d'Europa: Berliner Philharmoniker (prima puntata)"La scrupolosa ricerca quotidiana della qualità del suono orchestrale era impressionante" ricorda Riccardo Chailly delle prove di Herbert von Karajan con i Berliner Philharmoniker. "Accarezzava l'aria con il medio della mano sinistra per ottenere la levigatezza, la consistenza del velluto... e la si sentiva" . Quando dopo la morte di Furtwangler nel 1954 gli orchestrali furono chiamati a scegliere il nuovo direttore, solo il primo violino fu favorevole a Celibidache, mentre la maggior parte votò per Karajan. Ebbe così inizio a Berlino la 'era Karajan', durata poi per 35 anni.

In quel periodo l'orchestra si impegnò in un lavoro costante di miglioramento della propria qualità sonora: von Karajan impose l'acquisto di nuovi strumenti, un ricambio generazionale continuo, ed un ampliamento notevole del repertorio. "Sarò un dittatore" aveva detto nel 1955 nell'apprestarsi a monopolizzare il Festival di Salisburgo. E lo fu.

L'orchestra Berlinese e il suo celebre suono divennero un'unica cosa con il proprio direttore. Su di lui a Vienna circolava una storiella: salito su un taxi, alla domanda del conducente su dove volesse essere portato, Karajan avrebbe risposto: "Non importa dove: ho qualcosa in corso di realizzazione ovunque" . Effettivamente l'egemonia di Karajan sul mondo musicale fu per molti anni veramente mondiale e impressionava la sua presenza e la sua influenza su tutti i centri musicali più prestigiosi e influenti. Eppure al centro di tutto è sempre rimasto il suo rapporto esclusivo e dispotico sulla 'sua' creatura, i Berliner Philharmoniker.

Di quell'incontro rimangono le numerosissime registrazioni discografiche, sempre al centro dell'interesse del direttore austriaco, delle quali oggi ascolteremo la Sinfonia n. 8 in do minore di Anton Bruckner.

Ultima sinfonia completata dall'autore, cominciata sull'onda dell'euforia del successo ottenuto dalla Settima sinfonia, l'Ottava ha avuto una difficile genesi. Una prima versione del 1887, pubblicata solo nel 1972, fu criticata dal direttore d'or [Berliner Philharmoniker] chestra Hermann Levi, colui che più di ogni altro aveva contribuito al successo della precedente sinfonia. Bruckner aveva realizzato la partitura sinfonica più imponente mai vista: 2.080 battute, per una durata di quasi un'ora e mezza, strumentate per legni a due, nel finale portati a tre, quattro corni, quattro tube, tre trombe, tre tromboni, bassotuba, timpani, piatti, triangolo, fino a tre arpe.

Ma Levi, sconcertato dalle dimensioni e dalla complessità della partitura, confessa all'autore che non se la sente di dirigerla, consigliando una revisione: "Anche se i temi sono magnifici e diretti, la loro elaborazione mi sembra dubbia; in realtà considero l'orchestrazione quasi impossibile" .

Già propenso naturalmente a continui ripensamenti, Bruckner curò allora un'altra versione, terminata nel 1890, che da allora è stata quella comunemente eseguita. Centottanta battute in meno, profondi rimaneggiamenti nel primo tempo e nello Scherzo, con i legni portati ovunque a tre e l'immissione del controfagotto.

"Sinfonia delle Sinfonie" erano solito chiamarla Hans Richter, primo direttore a presentare l'opera nel 1892 al pubblico viennese. In effetti, per le sue enormi proporzioni e per la profondità della sua visione, questa composizioni rappresenta veramente una sorta di epilogo delle esperienze musicali del XIX secolo e una Summa delle sinfonie romantiche.


Berliner Philharmoniker

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