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Ritratto d'autore: Gabriel Fauré (1845-1924)

in onda lunedì 2 novembre alle ore 21,00

Ritratto d'autore: Gabriel Fauré (1845-1924) "Signore" scrisse nel 1897 Marcel Proust a Fauré in occasione della pubblicazione di "Parfum impérissable" "non è che mi piaccia, ammiri e adori la vostra musica: ne sono stato e ne sono tuttora innamorato". Un attento e raffinato ascoltatore come Proust non poteva non rimanere affascinato dal linguaggio musicale sofisticato e ricco di nuances di Fauré.

Isolato e schivo sia come artista sia come uomo - negli ultimi anni soffrì anche di disturbi all'udito che lo portarono alla sordità completa - Fauré ha sempre velato il sentimento con un manto di riservatezza, evitando sempre ogni forma di retorica romantica. Eppure questo musicista così schivo è stato un protagonista della rinascita strumentale francese, stimato dai musicisti del suo tempo anche per il ruolo didattico e di educatore. Tra i suoi allievi si contano Maurice Ravel, Florent Schmitt, George Enescu e Nadia Boulanger.

Ammesso nel 1853 alla Scuola Niedermeyer di Parigi, dove rimase fino al 1865, Gabriel Fauré (Pamiers, 12 maggio 1845 - Parigi, 4 novembre 1924) ebbe tra i propri insegnanti Camille Saint-Saëns. Ricoprì in seguito il ruolo di organista in diverse chiese della città e nel 1877 fu nominato maestro di cappella alla Madeleine fino a diventarne, nel '96, organista titolare.

Nello stesso anno fu nominato insegnante di composizione al Conservatorio di Parigi, in sostituzione di Jules Massenet. Nel 1903 cominciò a collaborare con "Le Figaro" per la critica musicale e due anni più tardi ottenne la direzione del Conservatorio, che mantenne fino al 1919.

Dopo un primo periodo caratterizzato da una più diretta passionalità, il linguaggio musicale di Fauré si è indirizzato verso una estrema raffinatezza armonica e un gusto molto personale nelle inflessioni melodiche. Decadente e allo stesso tempo delicata, la sensibilità musicale di Fauré si è espressa in maniera più completa nel repertorio cameristico.

Ad esempio il Quartetto n. 2 in sol minore per pianoforte e archi op. 45, anche se meno noto del primo, mostra il grado di modernità del compositore, continuamente alla ricerca di un'ideale essenzialità e di un lirismo sovente tenue, arioso, mai decorativo. Concluso nel 1886, il quartetto, primo ascolto del programma, realizza una sofisticata ciclicità dei temi, una condotta armonica raffinata e una melodicità asciutta, di stampo quasi raveliano.

Fauré scrisse anche due opere di teatro, musica di scena e alcuni lavori per coro e orchestra. La Messa da requiem per soprano, baritono coro organo e orchestra op. 48, composta fra il 1887 e il 1890, non fu concepita in memoria di una persona in particolare, ma come disse lo stesso compositore, 'solo per il piacere di farlo'.

All'indomani della sua prima esecuzione, Fauré così si difese dal rimprovero di avere scritto un'opera di spirito pagano: "Si è detto che l'opera non esprime il terrore della morte, qualcuno l'ha chiamata una berceuse funebre. Ma è così che io sento la morte: come una lieta liberazione, un'aspirazione alla felicità dell'aldilà e non come un trapasso doloroso".

Questa opera presenta molti punti di novità rispetto alla struttura liturgica tradizionale. Fauré ha omesso la Sequenza (che contiene il Dies irae, il Rex tremendae e il Lacrimosa), mentre ha aggiunto l'antico In paradisum. Così, al posto della descrizione del giudizio universale, quando i buoni saranno salvati e i cattivi condannati al fuoco eterno, si trova una visione serena e confortante del Paradiso.

A conclusione del programma dedicato al compositore francese, ascolteremo la Barcarola n. 3 in sol bemolle maggiore op. 42. Definito da qualcuno erede spirituale di Chopin, Fauré ha dedicato al pianoforte una cinquantina di pezzi di notevole interesse.

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