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ROBOTIZZAZIONE DELLA GUERRA

E’ stata definita una vera rivoluzione, quella che negli ultimi anni sta radicalmente mutando tattiche e strategie delle operazioni militari. E il protagonista di questa rapida trasformazione ha un nome: il robot.
Da qualche tempo leggiamo sui giornali le imprese dei droni, gli aerei senza pilota, ormai impegnati in varie parti del mondo in missioni sia di ricognizione, che di vero e proprio attacco. Ma il cambiamento è in realtà molto più profondo di quanto appaia dalla cronaca e va oltre l’impiego di questi velivoli automatici. Alcuni esperti hanno paragonato l’impatto di queste nuove tecnologie a quello che, nella storia, ebbero l’introduzione della polvere da sparo, dell’aeroplano o della bomba atomica.

Per comprendere meglio la portata del fenomeno è necessario dare uno sguardo ai numeri: nel 2003, quando gli Stati Uniti invasero l’Iraq, il numero dei “droni”, o aerei senza pilota, utilizzati era trascurabile.
Oggi, invece, solo l’Aeronautica Militare Statunitense dispone di oltre 8000 droni e gli Stati Uniti non sono l’unico paese a essersi dotato di questo tipo di aerei. Nel mondo ci sono altri 43 paesi, compresa l’Italia, che utilizzano aerei senza pilota e il loro numero e la loro importanza è in costante aumento.

Nel 2010, ad esempio, l’Aeronautica Statunitense, per la prima, volta ha addestrato un numero di operatori di “droni” maggiore di quello dei piloti  per i caccia e i bombardieri.
Ma lo stesso discorso vale anche per i meno conosciuti robot terrestri, come paq-bot. In Iraq nel 2003 non ce n’era quasi nessuno, oggi l’esercito americano ne schiera oltre 15.000.
Possono salire le scale, attraversare pozze d’acqua, e perlustrare ogni ambiente con le loro telecamere o sensori ad infrarossi per individuare il calore di eventuali corpi umani. Con le pinze possono manipolare e disinnescare ordigni. Il tutto telecomandato a distanza di sicurezza.

Alla Brooking Institution di Washington i nuovi sviluppi della tecnologia vengono valutati anche in termini strettamente militari. Esiste una riflessione strategica, una dottrina per così dire che inquadri l’impiego di questi sistemi automatici e stabilisca delle linee guida, i principi generali ?
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