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Russia, andata e ritorno: compositori ed interpreti dal mondo sovietico

in onda sabato 12 ottobre alle ore 15,30

Russia, andata e ritorno: compositori ed interpreti dal mondo sovieticoQuando si parla della Russia musicale all'affacciarsi del XX secolo uno dei primi nomi che ci si presenta è quello di Sergei Prokofiev che, per quanto sia nato ancora nel secolo precedente (e precisamente nel 1890), pure con la sua musica e la sua brillante personalità è pienamente esponente di una totale, effettiva modernità.

Nei suoi caratteri distintivi la musica di Prokofiev, violenta, percussiva, geniale e sempre altamente strutturata viene definita "sintesi tra un nuovo linguaggio melodico e i ritmi contemporanei" nelle parole di Sviatoslav Prokofief, primo figlio del compositore, nato a Parigi nel 1924.

In quel periodo Prokofiev - tranfugo dalla patria e, seppur con alterne vicende, sempre più noto in Europa e in America - era più o meno ad un quarto del suo percorso creativo: aveva già composto le sue prime 2 sinfonie, 3 dei 6 concerti per pianoforte, uno dei 2 per violino, l'opera L'Amore delle tre Melarance e molta musica strumentale; proprio nel 1924 il compositore scrive la sua opera 39, primo dei nostri ascolti.

Nel clima irrequieto di inizio secolo uno degli elementi che impone Prokofiev alla nostra attenzione è il suo eclettismo, condiviso con l'altro grande russo Stravinsky, cui Prokofiev fu molto legato; come ricorda ancora il figlio Sviatoslav, prima degli anni '30 (quando una rivalità li separerà) intensissimi sono tra i due scambi ed incontri, favoriti anche dalla collaborazione di entrambi col coreografo Diaghilev, che li chiamava addirittura "i miei due figli - Igor e Sergei".

Oltre al balletto, di cui Romeo e Giulietta sarà tra i lavori più celebri di Prokofiev, egli si interessò con creativa curiosità anche all'arte cinematografica, e per primo tra i compositori volle collaborare con essa, fornendo le musiche ai film di Eisenstein; per contro, la musica pianistica occupa una parte importante del catalogo di Prokofiev, e composizioni per pianoforte solo si ritrovano durante tutto l'arco della sua vita, dall'opera 3 del 1907 all'anno della morte, il 1953, in cui scrisse la seconda versione della sua quinta sonata, la decima sonata incompiuta ed un'ipotesi di undicesima, l'opera 138, che non fu mai realizzata.

Nikolaj Andreevi Roslavets (1881-1944) contrariamente a Prokofiev non gode di fama internazionale, e nel suo paese in passato il suo lavoro non solo fu pesantemente criticato ("Le opere di Roslavets non valgono la carta su cui sono scritte" ma anche fisicamente archiviato; il suo nome scompare per trent'anni dai dizionari musicali, eliminato dal regime alla morte del compositore, e "risuscita" nel 1978, mentre solo nel 1990 la sua tomba è stata ritrovata.

Lo stile di Roslavets si esprime con una scrittura post-romantica intrisa di spunti d'innovazione anche nella teoria musicale: il suo "accordo sintetico" è un'evoluzione delle novità del "Prometeo" di Skriabin, di cui egli può essere considerato epigono; la composizione che ascolteremo fu completata dal collega Raskatov sulla base delle indicazioni pianistiche dell'autore, e viene qui eseguita da 18 solisti appartenenti all'Orchestra di uno dei teatri più prestigiosi, in Russia ma anche a livello internazionale.

Vladimir Shcherbachov (1889 - 1952), allievo di Ljadov a San Pietroburgo, collaborò come Prokofiev con Diaghilev e come lui produsse musica per il cinema, ma la sua opera appare molto meno drasticamente innovativa rispetto agli altri ascolti di oggi; ascolteremo anche la sua composizione da interpreti provenienti dalla terra di Russia, escluso il soprano (di origini orientali ma specializzato nel repertorio russo), che qui con i suoi vocalizzi si fa strumento in mezzo agli altri.


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