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Jean Claude Malgoire, la Grande Ecurie et la Chambre du Roy

in onda giovedì 22 novembre alle ore 6,00 (terza puntata)

Jean Claude Malgoire, la Grande Ecurie et la Chambre du RoyIncontriamo nuovamente il gruppo strumentale La Grande Ecurie et la Chambre du Roy; dedito alle musiche strumentali ed operistiche del XVI e XVII secolo l'ensemble ha al suo attivo una importante carriera concertistica e discografica e partecipa inoltre regolarmente ai Festival dedicati alla musica barocca.

L'ensemble è guidato da sempre da Jean Claude Malgoire, considerato uno dei pionieri della riscoperta della musica su strumenti d'epoca; nato ad Avignone nel 1940, il musicista rilegge i repertori barocchi liberandoli dalle invadenti influenze delle datate interpretazioni romantiche e wagneriane; nella ricerca sul suono degli strumenti antichi compie le sue sperimentazioni, aprendo la strada a tutti i grandi studiosi ed interpreti degli anni '70; a lui dobbiamo la riscoperta di alcune grandi opere del repertorio barocco tra esse il Rinaldo di Haendel, l'Alceste di Lully, Les Vêpres Solennelles di Charpentier).

La sua curiosità lo ha portato ad esplorare anche la musica contemporanea; Malgoire è stato anche uno dei solisti dell' Ensemble 2e2m. e dell'Ensemble Européen de Musique Contemporaine fondato da Bruno Maderna.

La puntata di oggi richiede ora una presentazione accurata del materiale musicale che ascolteremo e della sua storia; il '700 è un secolo in cui le forme musicali viaggiano da un genere all'altro; citazioni profane si ritrovano in opere sacre e viceversa, e la fedeltà della scrittura lascia ancora molto spazio ad una creatività che avvicina ad esempio la musica tardo barocca - e si perdoni l'ardire dell'accostamento - alle consuetudini del jazz, in cui un canovaccio sonoro viene elaborato con fantasia e libertà.

Questa libertà di scrittura corrisponde ad un modo ugualmente disinibito di trattare il materiale che compone le opere stesse, e vediamo così attivarsi un meccanismo di autoimprestito musicale (come troviamo in Johann Sebastian Bach); nel caso di Antonio Vivaldi l'abitudine di cambiare il testo di un'aria ed adattarne la musica ad un altro libretto si ritrova copiosamente e si crea così quello che definiamo tecnicamente pasticcio

Sugli esigui frammenti allora esistenti del Montezuma, opera vivaldiana messa in scena al Teatro Sant'Angelo di Venezia nel 1733 e poi perduta, Jean Claude Malgoire negli anni '90 ha voluto ricreare una composizione completa; al suo interno troveremo brani presi di sana pianta da altre opere dello stesso Vivaldi (Dorilla, Farnace, Catone in Utica, Orlando; così ad esempio "Agitata da due venti", celebre aria della Griselda diviene qui "Barbaro più non sento", con qualche piccolo squilibrio metrico cui corrisponde comunque congruità espressiva e musicale), ma il risultato non ci offende: Malgoire ha la cura dello studioso, oltre che la sensibilità del musicista.

La sua versione dell'opera, della quale ascolteremo oggi una selezione, viene incisa nel 1992 e l'anno seguente vince il premio Victoire de la Musique; sul libretto di Girolamo Giusti si dipana in modo un po' convenzionale ed ingenuo l'esotica storia ispirata all'ultimo imperatore azteco in Messico e alla conquista di Cortèz, infarcita di quegli elementi (amor filiale, onore e sacrificio, amore proibito e soprattutto lieto fine con sponsali) assolutamente immancabili nel genere, in certo senso anticipato dall'opera barocca, della più genuina soap-opera.

La storia del Montezuma vivaldiano ha un'appendice interessante; una copia - non completa ma più ricca - della partitura dell'opera è stata ritrovata casualmente da un musicologo tedesco nel 2002, in un archivio berlinese dove era stata nascosto con altri 5000 documenti per difenderlo dai bombardamenti della II guerra e dove, dopo essere stato portato a Kiev dall'Armata Rossa, il Fondo 441: Arte e Letteratura europea dal XVII al XIX secolo ha fatto ritorno nel 2001 per essere riscoperto e riprendere vita nei teatri europei.

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