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E' ora di un esercito europeo

Mentre Trump vuole il disimpegno dalla Nato noi dobbiamo dotarci di uno strumento efficace per difendere un’area geograficamente complessa - di Sergio Romano


Nel corso di una discussione sulla nascita dell’Esercito europeo dopo la pubblicazione di un libro edito da Guido Roberto Vitale (Difendere l’Europa), alcuni osservatori della politica internazionale hanno ricordato che l’iniziativa non andò in porto negli anni Cinquanta, quando l’Europa aveva un nemico che si chiamava Unione Sovietica. Questi osservatori si riferivano alla Comunità Europea di Difesa, proposta dalla Francia ai suoi partner europei (Belgio, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi), e affossata da un voto del Parlamento francese nell’agosto 1954. Non vi riuscimmo allora, quando la Guerra fredda giustificava molte paure. Perché dovremmo riuscirci in un momento in cui nemmeno i maggiori critici della politica di Putin credono veramente all’ipotesi di un conflitto? Le grandi unioni militari si fanno per affrontare un nemico. Dove è oggi il nemico?

Chi è favorevole all’Esercito europeo potrebbe rispondere con almeno due argomenti. In primo luogo la pace ha sempre, da che mondo è mondo, molti nemici. Una Unione di Stati, in parte già legati da forti vincoli istituzionali, non può voltare le spalle al problema della propria sicurezza. Nel 1954, quando dovemmo rinunciare alla nostra integrazione militare, esisteva da cinque anni la Nato e gli Stati Uniti difendevano i loro alleati con una forte presenza militare sul continente europeo. Ci dedicammo alla creazione di una Europa economica e sociale lasciando agli americani il compito di proteggere se stessi e i loro alleati. Ma dalla fine della Guerra fredda la Nato e le basi americane in Europa sono servite principalmente per alcune discutibili operazioni militari (nei Balcani, in Afghanistan e nel Medio Oriente) che non hanno giovato alla stabilità delle regioni in cui si è combattuto. Per lealtà o convenienza abbiamo fatto, sia pure spesso indirettamente, guerre che non rispondevano ai nostri interessi.

sul sito del Corriere della Sera

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