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Professor Green



Ci sono quelli che fanno rap, quelli che fanno del buon rap e quelli che oltrepassano i confini della cultura hip-hop e diventano pop act credibili, successi commerciali e di tendenza - Kanye, Jay-Z o Eminem per citarne alcuni.

Non è corretto paragonare Professor Green a nessuno degli artisti sopra menzionati: profondamente british, peculiare e inimitabile, probabilmente è Lily Allen il suo corrispettivo più calzante.

Divertente, schietto e pieno di storie da raccontare, è un rapper dalla personalità strabordante, tanto seducente quanto onesto,  coinvolgente e diretto.

Considerando i numerosi tatuaggi sulle braccia, sul busto e sul collo, nonchè la lunga cicatrice che lo attraversa, non è difficile capire perchè dall’alto del suo metro e 90 svetta rispetto agli artisti del ‘Braaap Pack’.

Sono bianco, sono di Hackney e presto ancora più ricoperto di tatuaggi. Se Vanilla Ice non fosse stato Vanilla Ice, avrei potuto esserlo io.” Sorride.

Scherza ovviamente, ma il suo approccio non sorprende vista la quantità di spirito e autoironia ereditate dalla scena MC di East London.

Ne ha fatta di strada Professor Green in soli 29 anni: dalle vittorie nelle gare di rap, al contratto con Mike Skinner degli Streets; dalla coltellata che gli ha lasciato una brutta cicatrice sul collo, alle grandi  collaborazioni, dal disco di debutto al nuovo album in uscita.

La vita del rapper, nato Stephen Paul Manderson ad Hackney, Londra, nel 1983, ha vestito mille colori.

Poco dopo la sua nascita, la madre sedicenne e il padre diciottenne si lasciano.

Allevato dalla nonna a Upper Clapton Road, il pre-adolescente Stephen entra in contatto con l’aspra realtà della strada in tenera età. “Non mi annoiavo mai; conoscevo tutti i poliziotti per nome,” scherza sulla sua infanzia turbolenta.

Green, un ragazzino sveglio, viene presto contattato dal prestigioso istituto di St. Paul’s, ma preferisce seguire i suoi amici alla scuola omnicomprensiva di Tottenham e rifiuta l’offerta.

Sebbene molto dotato accademicamente, sembra incapace di tenersi alla larga dai problemi, cambiando un paio di scuole e frequentando “un po’ a mezzo servizio”, prima di abbandonare definitivamente gli studi.

Ero portato e avevo il potenziale per riuscire davvero bene, ma la scuola non mi interessava. Mi annoiavo molto,” ammette. “Molto aveva a che fare con mio padre. Lo ammiravo ma lui continuava a entrare e uscire dalla mia vita; ero un ragazzino sensibile e ne soffrivo. Invece di avere un punto di riferimento in casa, qualcuno che mi trascinasse a scuola, ho potuto fare come mi pareva.”

Per sei anni non vede suo padre, che nel 2007 muore improvvisamente. “Sarebbe stato meglio se avessimo avuto la possibilità di parlare, ma ormai ho fatto pace con lui”.

Per un adolescente di East London, privo una figura paterna, è facile cacciarsi in ogni genere di guaio. Come produrre soldi falsi, mentre lavora come disegnatore e stampatore.

Un giorno in pausa pranzo trova il volantino di una freestyle battle night chiamata Lyric Pad, che si tiene all’ Oh! Bar di Camden. Nonostante la sua esperienza di rapper si limiti a qualche scherzo tra amici, partecipa alla gara che consiste nella sfida tra due MC che si affrontano improvvisando rime sul momento.

Non avevo alcuna esperienza, ma quella sera sono andato lì e ho vinto,” minimizza.

Il mese dopo vince di nuovo e viene notato dallo scout della celebre serata londinese The Jump Off. Diventa protagonista anche lì, vince tutte le settimane e diventa l’unico MC a vincere sette serate di fila, non una ma due volte. Con le sue risposte pronte, le sue brillanti metafore e l’immediatezza delle sue battute, Green non conquista solo pubblico e giuria, ma anche Mike Skinner.  La stella dei The Streets vede Green sul palco della B-Boy Championships di Brixton e lo invita in tour. Gli fornisce l’imput che diventerà “Stereotypical Man”, una canzone che diventerà un grande successo della scena underground inglese, con varie settimane di permanenza nella classifica Channel U. La sua prima pubblicazione, “Lecture No.”1, che contiene un’altra hit underground, “Upper Clapton Dance”, assicura a Professor Green un posto fisso nel panorama hip-hop inglese.

Green vince il Jump Off Prize, per cui dovrebbe esibirsi al Fight Klub, un contest internazionale che si tiene alle Bahamas. Sfortunatamente una perquisizione in casa sua porta ad un arresto. Qualche giorno prima della sua partenza per le Bahamas, però, Professor Green viene sollevato da tutte le accuse e nei suoi confronti viene dichiarato un non luogo a procedere. È questo il momento in cui realizza che la sua vita è cambiata: “Avrei potuto perdere tutto, ma non è successo. In quel momento un capitolo della mia vita si è chiuso per sempre.”

Al contest si posiziona secondo, torna a Londra e ben presto ha un altro motivo per festeggiare: l’etichetta di Mike Skinner, The Beats, gli offre un contratto e gli organizza un’apparizione al “In New DJs We Trust” su Radio 1.  Sebbene l’etichetta venga chiusa nel 2007, prima che Green abbia la possibilità di realizzare il suo disco, lui e Mike Skinner restano amici e insieme producono “Crying Game” per il nuovo album.

Ho fatto fatica a gestire i momenti difficili, all’inizio. Ma presto si sono rivelati una benedizione sotto mentite spoglie” ragiona. “Ho affinato le mie capacità e sono molto più pronto come artista adesso”.

Nel 2008 Professor Green registra “The Green EP” e comincia a pianificare il suo ritorno alla musica, anche se questo vuol dire farlo da indipendente.

Prima di aver davvero la possibilità di promuovere il suo EP, nel mese di maggio 2009 rimane coinvolto suo malgrado in una rissa in un nightclub londinese. Per ragioni legali non può ancora parlare della selvaggia aggressione, in cui viene ferito al collo con una bottiglia rotta. Tamponando la ferita e continuando a respingere gli attacchi del suo aggressore che non desiste, Green in qualche modo guadagna l’uscita mentre i presenti lo riprendono con le telecamere dei loro cellulari. Temendo il peggio, respira a fondo e cerca di mantenere la calma mentre qualcuno chiama l’ambulanza. “Ho telefonato a mia nonna e a mia mamma e ho detto loro cos’era successo. Cercavo di rilassarmi ma davvero pensavo che fosse finita.

Green sopravvive: per un incredibile colpo di fortuna il taglio manca la carotide per un paio di millimetri. Forse non è una coincidenza se Green viene ferito proprio sopra un tatuaggio che recita ‘Lucky’, fortunato.

Green si prende del tempo per riorganizzare la sua vita. Ammette che la disavventura l’ha cambiato: “Faccio più fatica a mantenermi tanquillo quando esco adesso, sono molto più consapevole dei rischi”.

È determinato a leggere gli eventi sotto una luce positiva. “Quando succede qualcosa di brutto puoi focalizzare sugli aspetti positivi o su quelli negativi. Puoi scegliere se lasciarti abbattere  o diventare una persona più forte”.

Si ributta nel lavoro e registra un sacco di canzoni, incluse “I Need You Tonight” e “Just Be Good To Green”. Più o meno contemporaneamente all’offerta di collaborazione da parte di Lily Allen, Green firma il suo primo contratto con una major e grazie alla Virgin ha l’opprtunità di concludere il suo album di debutto,Alive 'Till I’m Dead”.

Mi piace tirar fuori la  luce dal buio, non importa quanto scuro sia, contiene sempre un po’ di humor.

Penso sia una peculiarità inglese – prosegue Green - sebbene abbia imparato da Biggie Smalls (Notorious B.I.G.). Lui ha scritto alcuni dei pezzi rap più dark, ma contenevano sempre qualche messaggio positivo”.

Professor Green oggi si è affremato come uno dei nuovi talenti britannici più forti in circolazione, grazie proprio al suo album di debutto “Alive Till I’m Dead”che  ha sfondato le chart alla posizione numero 2 l’anno scorso ottenendo il doppio Oro grazie anche a quattro singoli di successo “I Need You Tonight”, “Just be Good To Green”, “Monster” e “Jungle” e totalizzando alla fine più di 500.000 copie vendute.

La dimensione del suo esercito di amici su Facebook1.3 milioni – racconta le cose così come sono: Professor Green è molti passi più avanti dei suoi pari.

Adesso è pronto il secondo album. ‘AT YOUR INCONVENIENCE’: 15 tracce, alcuni collaboratori abituali (Emeli Sandé, Fink) e alcuni nuovi (Sierra Kusterbeck del rock band americano alternativo VersaEmerge, Khalil associato di Dr Dre, e Luciana).

C’è un intelligente gioco di parole (Wayne Rooney farebbe bene a non avvicinare la nonna di Pro e state sicuri, Green non si vestirà da JLS) e c’è il dolore della vita reale (la perdita di un amico a causa dell’eroina).  Un’esplosione di idee, un’esplosione di stili e di melodie.

Aspettatevi l’inaspettabile dall’album “AT YOUR INCONVENIENCE” del rapper più innovativo del paese, una fucina di parole, dai commenti sociali al suo caratteristico umorismo ironico. Dando al hip hop britannico un nuovo look, Professor Green ci ha consegnato la colonna sonora dell Gran Bretagna post riot.

È tutto lì dentro, nella mente agitata di Green – dove nascono gran parte dei testi, per intero, senza mai mettere giù prima una parola su carta. Nel suo bunker, gli studi di East London sono nate le idee audaci per le canzoni.

Avere un posto dove posso lavorare in pace è fantastico,” dice Green, perchè alla fine, anche se sei fra amici, quello che fai e quello con cui sperimenti dipende da quanto sei sicuro di te.” E aggiunge con un sorriso, “Ho osato molto di pi, sia nei testi che negli arrangiamenti. Sono stato anche più trasparente nelle mie idee in fase di produzione. Ho prestato il mio orecchio e le mie idee a tutto”.

Questo 29enne ammette che la sua ambizione musicale nasce da una nuova sorte di stabilità. Deriva dall’essere sicuri di se stessi e di quelli che ti circondano”.

Quindi, Professor Green è tornato...ma è veramente stato via? In qualche modo, sì. Dietro l’angolo musicale, prendendo ispirazione dall’hip hop, dalle rap battle di vecchio stampo, da soul, drum’n’bass, R&B, rock, elettronica, e out-and-out-pop.

Il primo singolo è “Read All About It (Tutto quello che devi sapere)”. La confessione virulenta, onesta e autobiografico di Green dell’assenza del suo padre è arricchito – in esclusiva per l’Italia -  dalla vocalità potente e graffiante di DOLCENERA, quest’anno regina incontrastata dell’airplay radiofonico.

La collaboratrice storica Emeli Sandé è presente come co-autore e co-vocalist in “Astronaut”, una bellisima ballata beat oscura e contorta.

Ho preso ispirazione da un paio di cose che mi sono successe crescendo – qualcuno che conoscevo era un tossico dipendente e ha perso la sua vita per causa dell’abitudine – ho costruito una canzone intorno a questo evento”. La melodia è irresistibile, e così anche la narrativa.

C’è ancora più riflessione in “Today I Cried”, brano abile e ponderato, la melodia è caratterizzata da armonie dolci che mettono in evidenza lo sviluppo appassionato nella musicità e l’ambizione di Green, che nel corso dell’ultimo anno continua a spingere avanti i suoi limiti.

Quella canzone sono io, un tentativo rappresentare esattamente come mi sentivo in quel momento. Tutti mi dicevano che mi dovevo sentire felice per il mio successo – ma in realtà non avevo sentimenti così esagerati. Poi, ancor peggio, quella sensazione mi faceva sentire in colpa”. 

Avevo la sensazione che non potessi lamentarmi,” ammette, perchè poi sarei diventato lo stronzo che aveva tutto quello che volevano gli altri. Ma quello che mi ha insegnato è che non importa se hai successo in quello che volevi sempre fare – hai giornate positive e negative lo stesso, la vità è così”.

 ”Doll” invece sono io che parlo più apertamente di quello che è successo. L’idea era che la stampa mi aveva scoperto e giocava con me come una bambola – quanto sarebbe durato finchè non mi avrebbero messo giù come fanno i bambini con tutti i giocattoli?”

Professor Green è abbastanza furbo da capire che è entrato in un’ambito variabile. Con il suo buonsenso sa bene che scrivere della natura cappricciosa dell’ambiente dello spettacolo è come scrivere dell’inferno di una vita sempre in viaggio, o il trauma dell’ennesima stanza d’albergo. Non c’è cosa più tediosa delle star lamentose. Per fortuna, le capacità di scrittura di Green, la sua intelligenza, e la sua capacità di pendersi in giro, sono abbastanza forti da tenerlo lontano dalla folla degli auto indulgenti.

La traccia che chiude l’album, ‘Into The Ground’, offre un’altra finestra sulle passioni di un teenager che passava il suo sabato aspirando gli album di Notorious BIG nel negozio di dischi più imporante di Hackney. Come Biggie assaggiava il classic soul, così Green pensa con cura a dove andare a pescare. In “AT YOUR INCONVENIENCE” l’esempio genial è il sample dei Pixies “Where Is My Mind?” (Dov’è la mia testa di Pixie), sulla base del minimal unplugged classico hip hop “Spinning Out” (entrano, nel ritornello, i suoni di Fink).

 “L’Hip hop viene da una radice musicale diversa, e il sampling è sempre stato una parte importante della scena rap. Con “Into The Ground” torno alle mie origini di rap e di battling,” dice Greendi una melodia piena di sillabe d’argento. Le parole sono... come dire, non senza motivo, è tutto a proposito di giochi di parole, è tutto uno allenamento. Tante persone che passano dall’altra parte si dimenticano che è uno sport, ed è uno sport che mi sta molto a cuore, perchè sono cresciuto così. Quindi i giochi di parole, il flusso della battuta, tutto ciò è molto importante per me – come è dare uno schiaffo di parole alle persone che hanno detto certe cose su di me.” sorride Green.

Umorismo, rabbia, angoscia, melodie irresistibili, suoni che ti fanno perdere la testa – le 15 tracce del mostruoso secondo album di Professor Green mettono in vetrina tutti gli aspetti della sua personalità e le sue passioni.

Vengo da un’era in cui compravamo ancora i CD. Mettevi dentro un album, premevi play e non premevi più stop. Tante volte adesso ricevi un’album di qualcuno e tutto suona come tre singoli. E anche i singoli suonano tutti uguali!” ride Green.

Io non sono così,” continua, così come vuole che anche i suoi concerti siano un vera e proprio spettacolo.

Un album deve essere come un viaggio, salite e discese. Non dev’essere piatto. Perchè anche se è tutto su, è comunque sempre piatto. Devi avere un mix di cose – tempi belli, tempi brutti, cose sfacciate, cose serie. Racchiudere tutto questo dentro un album è stata una scelta conscio. Sai,” riflette, non ho fatto altri album prima di ‘Alive Till I’m Dead’, quindi c’era anche tanta ingenuità nelle cose. Invece con questo album sapevo esattamente dove volevo arrivare”.

Con ‘AT YOUR INCONVENIENCE’ Green è arrivato e poi è andato oltre. Tutti gli altri devono rimettersi in passo.

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