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Van Gogh

Di Giordano Bruno Guerri

Il 27 luglio 1890, domenica, Vincent van Gogh esce da una locanda di Auvers e si avvia verso i campi. Entra in una fattoria, si stende nella buca del letame, fuma con calma la sua pipa.
Sono passati appena dieci anni da quando ha stabilito di essere un pittore, e negli ultimi cinque anni ha rivoluzionato passato e futuro dell’arte moderna, senza che nessuno l’abbia capito.
Quel giorno, però, non ha con sé i colori, la tela, il cavalletto, ma una pistola: ”Quella pistola in mano sua è come un pennello, e con quel colpo Vincent non si uccide, si termina”, dice Giordano Bruno Guerri nella sua appassionata ricostruzione della vita del pittore.


Con la precisione dello storico e la brillantezza del polemista, Guerri ci racconta un van Gogh diverso da una leggenda ben confezionata come un’oleografia da salotto. Un van Gogh che nessuno aveva mai saputo o voluto vedere, tranne forse Henri de Toulouse-Lautrec, che con la sua matita spietata lo ritrasse com’era, “uomo inflessibile e maniaco, stizzoso e violento, convinto delle sue idee fino alla paranoia”.

Il dramma di Vincent non fu la pazzia, né la scelta di una vita a metà, la mezza vita del creatore senza famiglia e senza affetti. Il vero dramma di van Gogh esplode nel vorticare atroce delle stelle intorno a un cipresso marrone, o nell’oscena materialità di un girasole, come la radice di Antoine Roquentin nella Nausea di Jean-Paul Sartre: ”Appena smise di credere alla bontà dell’universo”, secondo Guerri, “anche gli uomini gli apparvero come cose, alberi e animali, e fu allora che cominciò a dipingere”.

Dopo gli studi di Georges Bataille e Antonin Artaud, anche Guerri esce dall’iconografia vangogghiana ufficiale per capire quali nodi segreti legano l’uomo all’opera e questa a noi, restituendoci un ritratto di van Gogh a figura finalmente intera, con una fulgida tavolozza di toni narrativi.
I rapporti con il padre e il fratello Theo, che riguardano più la psicanalisi che gli affetti, come quelli con Paul Gauguin, le crisi religiose, gli amori infelici, il mondo della pittura parigina di fine Ottocento, gli impressionisti, i bevitori d’assenzio, il successo postumo di van Gogh sono alcuni degli elementi sviscerati in questa serie di Alle otto della sera: da parte di un autore noto per le sue biografie brillanti e innovative su alcuni protagonisti del Novecento e che ora, con Vincent van Vogh e con una biografia di Gabriele d’Annunzio ha allargato i suoi studi all’Ottocento.


Biografia

Dal quel 2008, anno di messa in onda del ciclo radiofonico, Giordano Bruno Guerri ha pubblicato, naturalmente, il libro Follia? Vita di Vincent van Gogh da Bompiani, seguito da una biografia di Gabriele d’Annunzio e da una di Filippo Tommaso Marinetti, oltre che da due libri sul brigantaggio meridionale, Il sangue del Sud e Il bosco nel cuore, tutti pubblicati da Mondadori.
Dal 2008 è presidente del Vittoriale degli Italiani, la casa di d’Annunzio a Gardone Riviera, e soprattutto ha avuto – l’anno scorso -  il secondo figlio, Pietro Tancredi Guerri, per il quale si augura che non abbia la erre moscia.


Le puntate sono disponibili in podcast e riascolto sull'Ondemand di Radio2 >

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