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Grandi direttori: Giuseppe Sinopoli

in onda martedì 31 agosto alle 10,30

Grandi direttori: Giuseppe SinopoliNegli ultimi vent'anni Giuseppe Sinopoli è stato l'unico direttore italiano di prestigio internazionale che abbia voluto dirigere assiduamente tutte le orchestre italiane, affrontando con tenacia tutti i problemi burocratici e gli inevitabili scontri contro un sistema poco flessibile e poco propenso al cambiamento.

Sinopoli è passato dalle Orchestre Rai all'Orchestra Nazionale di S. Cecilia, dal Teatro La Fenice di Venezia al Teatro dell'Opera di Roma, dall'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino alla fondazione di gruppi da camera come i Solisti della Filarmonica Romana, dalla collaborazione con la Filarmonica della Scala al sostegno verso complessi come l'Orchestra Giovanile Italiana, dimostrando di considerare l'Italia se non al centro della sua attività musicale, almeno sempre presente nei suoi pensieri e nei suoi progetti.

Il musicista veneziano, che è stato tra i pochi direttori italiani ad aver ottenuto grande successo nel tempio wagneriano di Bayreuth, probabilmente ha vissuto gli incarichi stabili all'estero (con la Philharmonia Orchestra, la Deutsche Oper e la Staatskapelle Dresden) come una sorta di esilio dorato e inevitabile. "Non per esterofilia" diceva di lavorare fuori dall'Italia in un'intervista del 1996. "Io ho 49 anni, starei volentieri a casa. La gente non sa cosa voglia dire stare all'estero, lontano da casa, dai bambini, fargli fare i compiti al telefono... Voglio dedicare questi anni a loro, per questo ho deciso di lavorare solo con Bayreuth, Dresda, Wiener e Scala".

Originale e insolita la formazione di Giuseppe Sinopoli (Venezia, 2 novembre 1946 - Berlino, 20 aprile 2001). Prima ha alternato al conservatorio gli studi in medicina e psichiatria, laureandosi e specializzandosi. Poi, parallelamente alla rapida carriera come direttore d'orchestra, si è dedicato alla filosofia e all'archeologia.

Analizzare un brano musicale collocandolo in un più ampio orizzonte culturale nel quale convergono letteratura, filosofia, psicoanalisi, immergerlo in una dimensione di scavo intellettuale rappresentava per lui un importante valore aggiunto per l'attività dell'interprete. "Per lui" ha scritto Dino Villatico, "la musica è una strada che conduce alla rappresentazione aperta e logica delle contraddizioni dell'esistenza, dei labirinti della mente".

Con questa modalità d'approccio Si [Giuseppe Sinopoli] nopoli è passato da specialista di musica contemporanea alla direzione di un repertorio più tradizionale. Il suo territorio ideale è stato indicato in autori come Puccini, Wagner e Strauss.

D'altronde all'indomani della sua prematura scomparsa, mentre stava dirigendo il terzo atto dell'Aida di Giuseppe Verdi alla Deutsche Oper, Paolo Isotta ha scritto che "gli Italiani possono comprendere Wagner, Schönberg, Strauss, Berg, meglio dei Tedeschi o di certi arroganti Francesi. Sinopoli lo ha dimostrato, da ultimo, con sempre maggiore intensità" .

Nel programma dedicato a Giuseppe Sinopoli ascolteremo oggi la Sinfonia n. 2 in mi bemolle maggiore op. 63 di Edward Elgar, definita dall'autore un "appassionato pellegrinaggio dello spirito".

Concluderà il programma il Poema dell'estasi op. 54, del compositore e pianista russo Alexander Scriabin, scritto tra il 1905 e il 1908, nel periodo in cui il musicista si interessava alle teorie teosofiche, ovvero quelle dottrine tramandate attraverso una strettissima cerchia di iniziati secondo le quali tutte le religioni deriverebbero da un'unica verità divina.

La struttura formale corrisponde, in versione estremamente dilatata, allo schema sonatistico, ma, più propriamente, questa opera di Scriabin va considerata come una sorta di combinazione tra sinfonia e poema sinfonico. Dal flusso continuo della musica emergono tre momenti che rinviano a tre stati spirituali diversi: l'anima dell'artista nell'orgia dell'amore, la realizzazione di un suo sogno fantastico e la gloria della sua arte.

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