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Omaggio a Gianandrea Gavazzeni (1909 - 1996)

in onda il venerdì alle ore 20,00

Omaggio a Gianandrea Gavazzeni (1909 - 1996) A cento anni dalla nascita di Gianandrea Gavazzeni, con una serie di registrazioni operistiche la Filodiffusione vuole ricordare la figura di uno dei massimi interpreti del secolo scorso, che per scelta e per indole rimase lontano dalle mode e dallo star system dei direttori d'orchestra.

Musicista versatile, musicologo, saggista e intellettuale di vasta cultura, Gianandrea Gavazzeni (Bergamo, 25 luglio 1909 - Bergamo, 5 febbraio 1996) coltivò e fissò nei suoi numerosi e preziosi scritti idee ancora del tutto moderne e attuali sulla tecnica esecutiva, sostenendo tra l'altro che non si impara a dirigere e non si impara dagli altri direttori, mentre "è sulla propria pelle che si impara".

Aspetto elegante, capelli di un bianco candido e occhi di fuoco, il maestro bergamasco incarnava pienamente l'ideale di homo-musiciens del passato. Eppure qualcosa di estremamente moderno si ritrova ancor oggi nelle sue radicali prese di posizione, che spesso andavano controcorrente.

Molta risonanza ha avuto la sua polemica contro la cieca fede nella prassi esecutiva filologica, quando questa nasconde semplicemente una assoluta mancanza di ispirazione. L'assoluta fedeltà al testo per Gavazzeni era un'idea gretta che "va contro i valori estetici della musica e va contro la storia. La storia che non è mai ferma".

Con lo stesso spirito dissacratorio, alla ricorrente e inconsistente domanda sul "tempo giusto", non aveva timore di rispondere a chi lo interrogava che "il tempo giusto è quando c'è bel tempo e non piove". E non ebbe scrupoli a manifestare insofferenza di fronte alla nascente stagione delle bizzarrie registiche, spesso definite "presuntuose avventatezze, a danno dell'esecuzione musicale".

Con ammirevole intuizione sostenne inoltre che la musica, non solo quella operistica, è da vedere e non solo da ascoltare. Forse per questo non amò molto incidere registrazioni discografiche.

Studente presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, precoce e vorace spettatore ai concerti dell'Augusteo, Gavazzeni crebbe tra i protagonisti, autori e interpreti, della vita musicale del tempo, affermandosi prima come compositore, quindi come direttore d'orchestra.

Allievo prediletto di Ildebrando Pizzetti a Milano, dedicò alla composizione più di venti anni della propria vita lasciando una produzione copiosa. Tra il 1924 e il 1929 ebbe modo di seguire tutti gli spettacoli diretti da Arturo Toscanini al Teatro alla Scala. Ammaliato dal carisma del direttore d'orchestra, seguì la sua strada fino a divenire uno dei protagonisti del Teatro dell'Opera di Roma, del San Carlo di Napoli, del Metropolitan di New York, dove nel 1976 inaugurò la stagione con un memorabile "Trovatore", nonché dello stesso Teatro alla Scala che lo ospitò per oltre cinquant'anni.

Oltre a Mascagni, Puccini, Giordano, Montale, Mila, Karajan e la Callas, tra le numerose e profonde amicizie che Gavazzeni coltivò con grandi personalità del mondo artistico si conta anche Goffredo Petrassi.

Dell'amico Petrassi ricorda che visse "non soltanto per la musica, ma per la musica in quanto cultura; la musica era quindi soltanto una parte della sua vita, dei suoi interessi... Ci fu un'esecuzione del mio Magnificat a Milano, con l'Orchestra della Rai diretta da Gianandrea Gavazzeni. E stranamente in questa esecuzione - bellissima - io sentivo tutti i momenti della nostra frequentazione, della nostra amicizia, dei nostri rapporti, dei nostri confronti, dei nostri contrasti. Era una esecuzione che rimandava indietro nel tempo: quindi era di una giustezza e di un'autenticità straordinarie. Questo era il miracolo di Gavazzeni" .


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