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Ritratto d'autore: Alexander Skrjabin

in onda venerdì 30 novembre alle ore 12,00

Ritratto d'autore: Alexander SkrjabinPersonalità assolutamente originale, complessa e 'sopra le righe', dalla sensibilità febbrile e tormentata, Alexander Skrjabin (Mosca, 6 gennaio 1872 - 27 aprile 1915) è stato un visionario spesso ai limiti dell'allucinazione, completamente affascinato da esoterismo e teosofia. Per comprendere la portata della sua geniale fantasia, basta osservare la prima stesura del testo poetico e i molti schizzi preparatori che il musicista russo ha lasciato alla morte per Misterium, un'opera che avrebbe dovuto essere eseguita in un tempio emisferico sull'Himalaya per celebrare "la nascita di un nuovo mondo", con una grandiosa sintesi religiosa di tutte le arti: suoni, danze, luci, profumi, colore e poesia.

Vladimir Horowitz ancora ragazzo eseguì le opere di Skrjabin, ricevendo parole di incoraggiamento (alla madre del giovane pianista disse: "vostro figlio sarà sempre un buon pianista, ma questo non è sufficiente. Deve anche essere un uomo colto" ). In tarda età Horowitz ricorderà poi che Skrjabin era palesemente un folle, incapace di stare fermo a sedere e pieno di tic.

Guidato da una fantasia incontenibile, Skrjabin creò un mondo sonoro fantasmagorico, a ben guardare ancora inquadrabile nel tardo romanticismo. Pochi compositori come lui hanno fatto veramente tesoro della lezione di Hector Berlioz, Franz Liszt e Richard Wagner riguardo al trattamento dell'orchestra, a partire già dalla sua prima opera orchestrale, il Poema sinfonico in re minore che apre il programma odierno.

Ma l'opus del compositore russo è costituito per la maggior parte da pezzi pianistici. Lungo tutto il corso della sua vita, questi mostrano l'evoluzione del suo stile compositivo, a partire dalle composizioni per pianoforte del primo periodo, influenzate dalle esperienze mistiche ed estatiche del decadentismo letterario russo, dalla lisztiana suggestione del diabolico e racchiuse nelle piccole forme predilette da Chopin (preludi, studi, improvvisi e mazurche).

Se nei primi pezzi pianistici si ritrova una natura sostanzialmente romantica, le composizioni successive presentano una approfondita ricerca di un linguaggio nuovo, tanto che le ultime cinque sonate non mostrano indicazione della tonalità.

La Sonata per pianoforte n. 3 in fa diesis minore op. 23, secondo ascolto del programma, scritta tra il 1897 e il 1898, è caratterizzata dalla presenza di ritmi tesi e nervosi, in netto contrasto con passaggi intensamente lirici. Questa composizione segna per molti versi il punto conclusivo del periodo romantico del compositore.

Ultimo ascolto del programma, la Sinfonia n. 3 in do minore op. 43 "Il Poema divino", composta tra il 1903 e l'anno successivo, è forse la più wagneriana delle sinfonie di Skrjabin, sia per il tipo di orchestrazione che per l'esasperato cromatismo melodico. A dispetto dei quel che potrebbe far pensare il titolo scelto dal compositore, la sinfonia non va classificata nel genere del poema sinfonico a programma, poiché la struttura formale risulta autonoma dal testo letterario: in forma-sonata il primo e l'ultimo movimento, mentre quello centrale segue una forma di Lied.

Fin dal primo incontro con Skrjabin lo scrittore russo Boris Pasternak sognò di diventare pianista e compositore. «Avevo dodici anni», ha scritto Pasternak, il cui padre era buon amico dell'ammirato musicista e con il quale amava discutere a lungo di problemi artistici e di questioni filosofiche, «non capivo neppure la metà delle loro discussioni. Ma Skrjabin mi conquistava con la freschezza del suo spirito. Lo amavo fino alla follia. Pur non afferrando il senso delle sue idee, ero dalla sua parte. ».


Scriabin Society of America

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