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Progetto Wagner: Das Rheingold (L’Oro del Reno)

in onda martedì 5 novembre alle ore 21,00

Progetto Wagner: Das Rheingold (L’Oro del Reno)

Come Beethoven inizia la Sinfonia “Corale” ripetendo insistentemente alcuni suoni-cardine (per gli addetti ai lavori: tonica-quinta-ottava in tonalità di re minore), così Richard Wagner pone all’attacco di Das Rheingold lo stesso elemento musicale, arricchito dalla terza ma reso ancor più essenziale dal prolungamento della nota fondamentale, qui un Mi bemolle, su cui micro moduli creano movimenti apparentemente nulli in un moto inarrestabile che tiene col fiato sospeso per quasi cinque minuti.

Nel pensiero di Arthur Schopenhauer - che tanto influenzò Wagner - sono precisi riferimenti alla musica, talvolta così puntuali da destare impressione, come in questo caso: ”Io riconosco nei suoni più gravi dell’armonia, nel basso fondamentale, i gradi infimi dell’oggettivazione della volontà, la natura inorganica, la massa del pianeta … Il basso fondamentale è per noi dunque nell’armonia ciò che nel mondo è la natura inorganica, la massa più grezza, su cui tutto posa e da cui tutto si solleva e si svolge.”. Questo suono fondante (“fondamentale” di nome e di fatto, come teoria musicale e terminologia corrente lo definiscono) è per il filosofo all’origine dell’universo stesso; se non sapessimo che queste righe state scritte nel 1819, molto prima che Wagner cominciasse ad immaginare la sua opera, penseremmo che Schopenhauer si sia ispirato proprio all’attacco del “Rheingold”.

Dopo “Lohengrin” Wagner aveva dirottato le sue multiformi energie creative più su opere teoriche, critica e saggi che non sulla composizione musicale, iniziando a lavorare sul testo di un grande poema epico, mastodontica creazione basata su poemi e saghe della tradizione germanica in cui si narrano le gesta di dei ed eroi; l’artista decise di raccontare origini e albori della “sua” civiltà con un ciclo articolato in quattro lavori (L’Oro del Reno, La Valchiria, Sigfrido e Il Crepuscolo degli Dei) riuniti come ”sagra scenica” sotto il titolo de “L’Anello del Nibelungo”, capitoli di una vera e propria epopea musicale e drammaturgica di cui “Das Rheingold” è il Prologo, o meglio – come Wagner stesso la definisce – la “Vigilia”.

La creazione del “Ring” ha lunga gestazione, che dal 1848 accompagna il musicista per quasi trent’anni; nucleo poetico primario ne è la morte di Sigfrido, dal quale il compositore si mosse narrativamente quasi a ritroso; tra 1851 e ’52 fu completato il testo del “Rheingold”, mentre la musica seguì tra ’53 e ’54; molti anni ancora separano l’opera dalla sua prima rappresentazione, voluta da re Ludwig contro la volontà di Wagner, avvenuta a Monaco solo nel 1869.

Quasi tutti i personaggi del ciclo sono presentati in questo primo lavoro, che consta di quattro scene con simmetria formale di monteverdiana memoria; col canto delle tre Ondine l’opera si apre, nell’acqua di un Reno situato più che in Germania agli albori del mondo, in cui si consumerà il furto del mistico oro; sempre con le Figlie del Reno si chiude l’opera: come in un cerchio (verrebbe da dire un anello …) sonoro, Wagner recupera trionfalmente l’iniziale insistenza sulla tonica, ma il discorso rimane aperto e sospeso, in attesa delle visioni successive.

Nella musica di Wagner la natura è presente nella sua “ontologica” e più sensibile essenza; come in un quadro possiamo vedere l’acqua, il tuono, il sorgere del sole, le scintille del fuoco, sentendone addirittura il fumoso odore; nello stesso tempo – e con altrettanta potenza - ritroviamo l’incorporeo, lo spirituale, l’indicibile; riunisce il tutto una scrittura orchestrale di potenza disarmante.

Ambientazione e temi di una cultura a noi estranea possono forse allontanare istintivamente da queste opere, ricche di implicazioni presupposti e conclusioni che sono un valido deterrente per l’ascoltatore più ingenuo; basta però lasciare che la Musica si prenda il suo spazio e saremo trasportati – magari anche nostro malgrado – in una dimensione “altra” ed alta del tutto convincente.

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