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Ritratto d'autore: György Ligeti

in onda mercoledì 26 maggio alle ore 13,00

Ritratto d'autore: György LigetiQuando nel 1993 il Conservatorio del New England proclamò György Ligeti Il più grande compositore vivente egli disse: "Chiamatemi solo il secondo più grande" e alla domanda su chi fosse allora il primo così rispose: "Tutti i miei colleghi"; ciò dà un'idea della personalità che si cela dietro alla musica - non proprio di facile ascolto - proposta oggi.

Il compositore, nato nel 1923 in una cittadina della Transilvania (ora romena) da famiglia ungherese, pur avendo come prozio un importante musicista - il violinista Leopold Auer, primo dedicatario del concerto per violino di Ciajkovskij - non si avvicinò prestissimo alla musica: anzi i suoi interessi, mai sconfessati in maturità, si volgevano alle scienze naturali ed alla matematica.

"Immaginavo la musica, ma penso che ogni bambino faccia lo stesso... Facevo una specie di gioco. Per andare a scuola ci volevano meno di venti minuti a piedi e io sempre immaginavo... era qualche sinfonia di Beethoven o Schumann, quello che sentivo alla radio... immaginavo di assistere ad un concerto, immaginavo la musica e la sentivo.".

Nel paese dove Ligeti viveva non si tenevano concerti, l'unico centro culturale era un cinema (destino vorrà che la sua musica entri nei film di Kubrick 2001 Odissea nello Spazio" e Eyes Wide Shut); in casa non c'erano strumenti musicali e i primi contatti con la musica il piccolo György li ebbe attraverso il grammofono (grazie al quale imparò ad adorare Mozart, Beethoven e Wagner e odiare Lehar...) e con l'ascolto dei canti popolari ungheresi, romeni e zingari che permeavano la vita del villaggio.

Non dotatissimo per il pianoforte, che studiò dai 14 anni, gradualmente Ligeti si cimenta nello scrivere la musica che immagina, ed inizia la sua avventura di compositore con piccoli valzer pianistici nello stile conciso e lirico di Grieg; svolgerà i suoi studi all'Accademia Franz List di Budapest: tra i suoi maestri, Zoltan Kodaly.

Fino alla fine della guerra Ligeti non ebbe alcuna possibilità di conoscere le avanguardie musicali occidentali; finito l'incubo nazista (che per lui ebreo significò arresto, lavori forzati e la perdita di padre e fratello) e sfuggito avventurosamente nel '56 dall'Ungheria comunista, Ligeti vivrà tra Berlino, Colonia ed Amburgo divenendo poi cittadino austriaco; qui negli anni '60 presenterà al mondo musicale la sua personalità artistica e tutta la sua carica innovativa con lavori di sorprendente impatto ed originalità.

Le grandi avanguardie storiche degli anni '70 non lo ebbero mai ufficialmente tra le loro fila: "Era una compagnia di più o meno buoni amici con un sacco di intrighi dentro, giochi di potere che non mi hanno mai interessato. Ma sono ancora buon amico di Stockhausen, Kagel, Boulez, Maderna...".

Ligeti mosse dalla sperimentazione su fonemi e ritmi verbali allo sviluppo estremo dell'impasto timbrico nel suono orchestrale; della sua musica fu detto che "era altamente organizzata, ma dava l'impressione di un assemblaggio di suoni quasi caotico" (si pensi al toccante Lux Aeterna); un solido legame con il passato si accompagna ad uno sguardo attento al mondo fisico e alle suggestioni più varie, compresa una buona dose di umorismo - al pianista Stephen Drury che lavorava su uno dei suoi Studi per pianoforte diede questa indicazione: "(Il pezzo) dovrebbe suonare come se Bill Evans stesse suonando Chopin alle 5 di mattina".

Ligeti, scomparso nel 2006, così ci illumina sulle difficoltà verso la musica contemporanea: "L'intero pensiero sulla nuova musica non può essere compreso perché non c'è tempo per fare le prove o perché gli interpreti non sono abbastanza bravi... quando gli esecutori sono di alta qualità, il pubblico risponde. Sempre."; tale ci auguriamo sarà la risposta alla panoramica di ascolti da noi proposta, tratta dai repertori cameristici, sinfonici e vocali del grande musicista.

Schott Music - Ligeti, György

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