Trascorreremo oggi un poco del nostro tempo in compagnia di alcuni grandi maestri del XVIII secolo; unico tra essi a non arrivare cronologicamente all'800, ma annoverato tra i più autorevoli musicisti europei, fu
Giovanni Battista Martini (1706 - 1784).
Bolognese di nascita e di carriera, Padre Martini uscì raramente dal suo convento, ma intrattenne una fitta corrispondenza con pontefici, regnanti e musicisti tra cui
Agricola, Locatelli, Quantz, Rameau e Tartini; d'altra parte tra i suoi allievi troviamo nomi quali
Jommelli, J. Ch. Bach, Gluck, Gretry, Sarti e soprattutto
Wolfgang Amadeus Mozart, che proprio sotto la guida di Martini venne nel 1770 aggregato alla prestigiosa Accademia Filarmonica di Bologna.
Come accademico, studioso, teorico e soprattutto didatta (più che propriamente come compositore), Padre Martini si pone come tramite ideale tra la tradizione tardo barocca e il nascente classicismo; l'ingente quantità di documenti da lui raccolta (17.000 volumi ed oltre 300 quadri) diverrà il nucleo del Civico Museo Bibliografico Musicale e ad essa attingeranno gli studiosi di tutta Europa; ascolteremo una sua
Sonata per cembalo, significativa della sua piuttosto arcaica concezione compositiva.
Di
Antonio Salieri (1750 - 1825) molto si è scritto ma la sua musica è per noi certo meno nota di quella di quanti gli furono allievi (
Sussmayr, Weigl, Hummel ma anche Beethoven, Schubert, Czerny e Liszt ), e la fama di questo autore difficilmente ai nostri tempi si svincola dai suoi legami biografici, romanzeschi e cinematografici con
Mozart; all'epoca in cui operò invece Salieri era un vero astro della musica, celeberrimo e apprezzatissimo nella prestigiosa corte viennese.
All'interno delle sue circa 40 opere teatrali, la giovanile
Les Danaïdes - su libretto derivato da un testo di Ranieri De' Calzabigi destinato a Gluck - deve a questo iniziale destinatario la grande celebrità parigina, e nella sua Ouverture potremo decifrare innegabili richiami mozartiani.
Joseph Haydn (1732 - 1809) trasse il tema del suo
Andante in Fa minore per pianoforte , dalla grande aria tragica di Orfeo contenuta nella propria opera
L'anima del filosofo", e ad esso appose due variazioni e una coda, in un'atmosfera mesta e assai nobile; il compositore collega il lamento inconsolabile del Semidio greco con il proprio dolore per la perdita di Marianne von Genzinger, che fu forse il grande amore della sua vita.
Al genere sagace della parodia, assai diffuso a fine secolo anche in campo musicale e soprattutto in ambito teatrale, appartiene
Il Maestro di Cappella di
Domenico Cimarosa (1749 - 1801); si tratta di un
Intermezzo giocoso in cui - unico personaggio - un Maestro deve combattere con la propria orchestra per ottenere lo
"stil sublime" degli antichi, e lo fa canticchiando ogni singola parte strumentale, in una serie di piccole gustose caricature di sapore tipicamente settecentesco.
Come Cimarosa anche
Giovanni Battista Viotti (1755 - 1824) fu uno dei maestri italiani più celebri all'estero: come lui fu in Germania Polonia e Russia ma anche a Ginevra Parigi e Londra, dove morì; di Viotti si ricorda soprattutto la musica violinistica, che procede dalla grande scuola italiana, e il
Duo in sol maggiore che conclude i nostri ascolti è affidato a due violinisti d'eccezione (
Yehudi Menuhin e Gioconda de Vito)
in una registrazione del 1955.