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House Band

Nicola Conte

Per comprendere fino in fondo l'originalità e la sensibilità musicale di Nicola Conte si deve far riferimento, insieme ad i  suoi dischi, alla imprescindibile attività del Fez, movimento culturale da lui fondato a Bari all’inizio dei '90. Un vera fucina di artisti creativi di ogni tipo, amici prima di tutto e cresciuti insieme con le stesse affinità intellettuali, musicali e politiche. Agitatori culturali, sentimentali sognatori amanti del jazz dei '50 e '60,  profondi conoscitori della nouvelle vague e spasmodici collezionisti di vinili, esperti di design e grafica, appassionati di poetiche beat e dei libri di rivoluzionari "gentili" come Jean Paul Sartre e  Boris Vian. E l'atmosfera che si respirava al Fez sembrava essere proprio come quella del mitico Tabou, il "caveau" di St Germain De Pres, diretto proprio da Vian. Si ascoltavano dischi, si proiettavano film culto di quel ventennio creativo, si cercavano soluzioni al disagio intellettuale. Oggi, a distanza di anni, una delle espressioni più forti e riconosciute che ha emanato il Fez rimane  quella musicale. In quel periodo il Fez diventa anche il punto di riferimento del gotha degli artisti della scena acid jazz, tanto in voga a Londra; Nicola Conte è il link fondamentale con il nostro paese portando artisti già molto famosi all'estero ma quasi sconosciuti negli altri club italiani. Da un punto di vista sociologico, qualche anno fa avremmo definito il Fez  un perfetto esempio di decentralizzazione culturale ante litteram, lontano dai centri nevralgici classici del paese.

Dopo aver dato una credibilità al Fez come movimento culturale, Nicola decide di trasferire sulle produzioni musicali le sue idee: grazie al sostegno della label Schema inizia un'attività di remixer e crea band come il Paolo Achenza Trio, Quintetto X, Fez Combo, Intensive Jazz Sextet e Balanço. I dischi di queste band focalizzano l'amore di Nicola per il jazz modale e ci fanno scoprire le sue altre grandi passioni, seppur accennate appena, come le colonne sonore, con la riscoperta di autori italiani come Piero Piccioni ed Ennio Morricone, e la musica brasiliana, la bossa nova.

Tre stili musicali fortemente connessi tra di loro, il jazz, le colonne sonore e la bossa nova, che si esprimeranno al massimo nelle produzioni nate alla fine dei '90 e strettamente legate alla musica afroamericana: Jazz Convention, Quartetto Moderno, Rosario Giuliani Quartet, Schema Sextet. Tra i musicisti che restano affascinati dalle idee di Nicola e che suonano in tutte queste band troviamo Fabrizio Bosso, Gianluca Petrella, Lorenzo Tucci, Gaetano Partipilo, Pietro Lussu, Lorenzo Tucci,Rosario Giuliani.

Nicola decide quindi di produrre il suo disco di debutto, Jet Sounds, realizzato nel '99 e dato alle stampe nel 2000. Jet Sounds è una elegante fusione di sonorità tipicamente italiane, legate al mondo del cinema e influenzate dal jazz, bossa nova e psichedelia. Con questo lavoro Nicola prosegue parallelamente l’attività di produttore a quella di dj, che gli permette di suonare in diversi club sparsi in tutto il mondo. Nello stesso momento cresce anche la sua credibilità come compositore e musicista. La svolta è caratterizzata dal singolo “New Standards”, pubblicato nel 2001 e scritto con il trombonista Gianluca Petrella. Questo singolo rappresenta un vero e proprio spartiacque tra il passato ed il futuro del produttore barese.

Nel 2002 Nicola è il produttore e compositore del disco di Rosalia De Souza, cantante del Quintetto X, uno dei primi gruppi a cui aveva dato la sua impronta. Nasce  "Garota Moderna", un lavoro che riflette in pieno l'anima da purista dell'artista pugliese, che ha creato le melodie  sulle quali la voce di Rosalia De Souza si esprime con grande classe e leggerezza. Questo disco rappresenta un'ulteriore svolta di Nicola Conte produttore, che perfeziona a livelli notevoli quel gioco di specchi tipico tra tradizione brasiliana e modernità, tra semplice omaggio e rilettura modernista, catturandone l'essenza tipica degli umori altalenanti sudamericani, così come per i grandi Vinicius De Moraes e Caetano Veloso. Tra i brani possiamo citare "Maria Moita", riadattamento del brano composto nel '64 da Carlos Lyra e Vinicius de Moraes per Nara Leao, attualizzata con una ritmica che potremmo definire drum'n'bossa, "Canto de Ossanha" del grande Baden Powell, ma anche i brani originali. Tra questi,  "Bossa 31", "Tempo Futuro", "Zona Sul" e "Samba Novo" anticipano le future ambivalenze stilistiche, da un lato la tradizione, dall'altro la modernità, che da qui in avanti saranno sempre il fulcro delle produzioni di Nicola Conte.

Nello stesso anno arriva "Jet Sounds Revisited", una selezione dei remix dell'album omonimo, rivitalizzati dai più importanti producer della scena elettronica, tra cui spiccano Koop, Thievery Corporation, Micatone, Nu Spirit Helsinki e l'italiano Gerardo Frisina. L'importanza artistica qui trova anche un grande riscontro di pubblico, grazie ad un brano inedito. Le suggestioni visive che comunica la musica di "Love me til'sunday" diventano fondamentali per lo  spot tv della Ras. Il testimonial è Sean Connery.
Attraverso i remix Nicola ha in seguito sviluppato una ricerca sul suono, partendo dall’’idea dei sampler,  quindi utilizzando quindi pur principalmente strumentazione acustica ma ottenendo ugualmente un forte impatto da club, respirando l'atmosfera del jazz dei '60. Il moderno dancefloor come una jazz ballroom, quindi.

Nel 2004 è la volta di "Other Directions", licenziato dalla Schema alla Blue Note. Questo disco rappresenta la sintesi dell'estetica musicale dell'artista Nicola Conte, sotto tanti aspetti. Sempre in equilibrio tra jazz e bossanova, viene svelata però per la prima volta un'anima compositiva legata ad atmosfere acustiche, raffinate, altre. Inoltre è palese per la prima volta la necessità dell'artista di comunicare non solo con la musica ma anche con i testi, svelando un talento autorale, approfondite grazie alla letteratura beat ("The Dharma Bums" è un chiaro omaggio a Jack Kerouac) e a quella inglese (Wanin' Moon è ispirato da una poesia di Percy Shelley), al cinema d'autore ("Le Depart" è una rivisitazione dell'omonimo brano scritto del '67 da Krzysztof Komeda per l'omonimo film di Jerzy Skolimovski), persino alla drammaturgia ("All Gone", che è un omaggio al film in bianco e nero dei '60 "Il Servo" di Joseph Losey, porta la firma di Harold Pinter).
"Other Directions" nasce da una serie di frequentazioni ed affinità artistiche con musicisti italiani ed internazionali, tra i quali si notano non solo quelli che diventeranno il nucleo base dei live dell'artista barese, il Nicola Conte Jazz Combo, come Pietro Ciancaglini, Fabrizio Bosso, Daniele Scannapieco, Pietro Lussu e Lorenzo Tucci, a cui si affiancano Cristina Zavalloni, Bembe Segue, Lisa Bassenge e Lucia Minetti, le cui voci estremamente duttili ben si accostano ad interpretare i brani, dell’album, nonostante ciascuna di esse provenga da ambiti artistici apparentemente distanti. E come non citare, oltre Bosso e Scannapieco, gli amici fidati Gianluca Petrella, Rosario Giuliani, Gaetano Partipilo, una sezione fiatiche esprime vulcaniche energie, oppure Mirko Signorile e Pasquale Bardaro, che con il piano ed il vibrafono realizzano un delicato contraltare. Un ulteriore tratto distintivo di questo lavoro è la partecipazione, da musicista e singer, del tedesco Till Bronner, uno degli esponenti europei più stimati dall'ambiente jazz oltreoceano e del romano Nicola Stilo, virtuoso flautista romano, con una grande sensibilità musicale e partner di alcuni dischi di (e di tanti concerti) registrati nell'ultima fase artistica del trombettista americano Chet Baker. Per ultimo, in "Other Directions", viene fuori anche l'anima da strumentista di Nicola Conte, che avendo deciso di riprendere a studiare la chitarra, sua vecchia passione, ha iniziato proprio su "Other Directions" ad esprimersi anche in questa veste, seppur ancora mostrata in fase piuttosto embrionale e in un'unica traccia, la già citata "Le Depart".
Dal Jazz Cafè di Londra al Blue Note di Milano al Billboard Tokyo, dallo svizzero Montreux Jazz Festival al tedesco Jazz Open Stuttgart,  il sound di "Other Directions" ha ampi riconoscimenti di successo ed un grande riscontro di pubblico, dimostrando il feeling unico della sua musica e del Jazz Combo, e soprattutto riproducendo dal vivo la freschezza del sound creato durante le fasi di registrazione del disco in studio.

Il 2008 è l'anno di "Rituals", che conferma il talento poliedrico e la maturità dell'artista e strumentista barese. Registrato tra la fine del 2005 e l'ottobre del 2007, anche questo lavoro si sviluppa innanzitutto attorno al nucleo ormai storico che segue l'artista dal vivo. Ritroviamo quindi Pietro Lussu, Pietro Ciancaglini, Fabrizio Bosso, Lorenzo Tucci e Daniele Scannapieco, con cui Nicola Conte ha elaborato molte delle tracce presenti nell’ album, per poi affiancare a loro gli altri amici Gianluca Petrella, Gaetano Partipilo e Till Bronner, presenti anche nel precedente "Other Directions".
Anche questo nuovo disco è maturato attraverso varie fasi produttive, che si ergono qui con una fisionomia ancor più nitida, innanzitutto grazie all'amore per il jazz d'oltreoceano e per quello europeo: il jazz di matrice afroamericana è celebrato dalla presenza di Greg Osby e Michael Pinto. Il primo è un talentuoso sax alto ed una delle eminenze grigie della scena attuale newyorchese, presente nel roster della Blue Note da quasi vent'anni; il secondo invece è un vibrafonista originario del New Jersey ed uno degli astri nascenti allevati dalla Berklee School of Music.
Le melodie ed il feeling invece tipiche della scuola europea si manifestano grazie all'energia ed al gusto espresso da due artisti della scena nordeuropea, quella scandinava per l'esattezza: Timo Lassy e Teppo Maikinen, già molto famosi nel loro paese d'origine, la Finlandia, ampiamente apprezzati in Italia sul disco dei Five Corners Quintet, band di cui fanno parte, rispettivamente in veste di sassofonista e batterista.

Grande rilievo e spessore artistico ci è regalato dall'utilizzo delle voci, che rappresentano con Chiara Civello ed Alice Ricciardi il calore e un'intensità tutta italiana. La prima, nata a Roma,  è esplosa negli States , dove viveva già da anni e dove studiava il canto jazz. Qualche anno fa grazie all'intuito di Burt Bacharach, che le produce alcune tracce del suo primo album,  debutta con la Verve in tutto il mondo;  la seconda invece, nata e residente a Milano, è la nuova voce italiana jazz della Blue Note. Due grandi sensibilità femminili, con grandi vocalità jazz, seppur con appeal diversi ma perfettamente modellabili alla tessitura melodica dei brani. Una vocalità più black è invece quella espressa da Kim Sanders, sofisticata cantante soul di base a Berlino, che ha già avuto modo di esibirsi durante i numerosi live del Jazz Combo, e che rappresenta un trait d'union con la cultura
Afroamericana; per la prima volta in un album di Nicola Conte sono presenti anche alcune voci maschili, tra quelle più originali e nuove nel mercato internazionale: Josè James, cantante originario di New York ed affermatosi all'attenzione dei media europei grazie all'intuito del dj Gilles Peterson, che folgorato da un' impressionante interpretazione dal vivo di "Equinox" di John Coltrane, gli produce un intero album. Josè James guarda alla tradizione dei grandi crooner del passato come Joe Williams, Nat King Cole e Mark Murphy, ma con un timbro più simile ad un novello Andy Bey; un'altra voce maschile affascinante è quella di Philip Weiss, che ci regala una memorabile interpretazione in "Caravan", lo standard reso celebre da Duke Ellington, che insieme a "Macedonia" di Dusko Gojkovic rappresentano le uniche composizioni non originali di questo lavoro.
"Rituals" segna anche un passo fondamentale nella crescita artistica di Nicola Conte, sviluppata ulteriormente grazie al suo impegno nella composizione delle musiche del disco , ma anche sui  testi. Come nel precedente album, non mancano i riferimenti culturali letterari a lui cari e grazie ai quali ha trovato ispirazione per la scrittura dei brani.

Tra le letture dei poeti che hanno dato linfa vitale alle lyrics dei brani troviamo il poeta inglese Dylan Thomas e l'americano Langston Hughes.
Su tutti i brani di questo nuovo disco di Nicola Conte, quelli che maggiormente hanno avuto uno spunto letterario dall'opera dei due scrittori sono "Like Leaves In The Wind", le cui liriche  sono interpretate da Josè James  su cui volano leggeri gli arrangiamenti dei fiati realizzati da Till Bronner e Sandro Deidda, valente musicista campano presente in ben sette tracce dell'album, "I See All Shades Of You", impreziosito dall'impostazione classica di Alice Ricciardi e "The Nubian Queens", in cui il drumming del finlandese Teppo Maikinen lascia subito il segno mentre gli assoli di Fabrizio Bosso e Timo Lassy non danno segni di cedimento alcuno, sino alla fine del brano.
Un'altra grande novità che si percepisce ascoltando "Rituals" è quella che riguarda la forma compositiva, i colori, le sensazioni ed il mood romantico espressi dalle note "blue"della chitarra del Nicola Conte strumentista. Tra i grandi storici strumentisti del passato dai quali l'artista pugliese attinge la sua ispirazione, tra quelli più famosi, citiamo Barney Kessel, Jim Hall,Wes Montgomery,Grant Green, Pat Martino, Gabor Szabo, Kenny Burrell. Grandi concezioni artistiche quindi, che ci lasciano presagire ancora tante sorprese negli album futuri dell' artista italiano.

Dopo il lungo tour di “Rituals” che ha visto Nicola Conte protagonista dei più prestigiosi festival jazz in Italia e all’estero, dall’Italia al Brasile, dall’America Latina agli States fino al Giappone e di ritorno in Europa, in Scandinavia e Germania, arriva alla fine del 2009 un nuovo doppio album “The Modern Sound Of Nicola Conte – Versions in Jazz-Dub”, un lavoro di inediti e di re-works di alcuni tra i più rappresentativi artisti jazz del momento, con sonorità raffinate di bossa jazz, latin ed eclectic beats.
Lavorando con alcuni fra i  migliori musicisti del mondo, questo nuovo album di Nicola Conte brilla per le molteplici ed illustri collaborazioni, come il leggendario crooner americano Mark Murphy o la superstar jazz Till Bronner. Oppure i finlandesi Five Corners Quintet che come Nicola si dedicano a conservare lo spirito del miglior jazz dei ’50 e ’60, mentre invece i percussionisti Roberto Roena e Luisito Quintero, il primo protegè di Little Louie Vega dei Masters At Work, il secondo uno dei più talentuosi artisti della Fania, la celebre label di Ray Barretto ed Hector Lavoe, rappresentano due generazioni di latin groove. La musica dei norvegesi  Bobby Hughes Combination e del gruppo pop americano i Thunderball, accasati questi ultimi alla Esl dei Thievery Corporation, proviene invece da un ambiente più eclettico e contaminato dall’elettronica, ma Nicola trasforma le rispettive produzioni in un Jazz dall’appeal elegante che affascina subito al primo ascolto. Lo stesso fa con gli ospiti giapponesi come Akiko, interprete della celebre “Mood Indigo” di Duke Ellington,  Maki Mannami e  Sunaga T Experience.

Ad impreziosire ulteriormente le produzioni dei re-works e degli inediti si possono ascoltare incredibili strumentisti come Pietro Ciancaglini, Daniele Scannapieco, Lorenzo Tucci, Pietro Lussu, Gaetano Partipilo, Rosario Giuliani e Sandro Deida, Fabrizio Bosso, Flavio Boltro, e la Finn Teppo Mäkynen e Timo Lassy. 
Per le voci, sono di grande talento quelle di Lisa Bassenge, Maki Mannami, Kim Sanders, Alice Ricciardi, José James e Philipp Weiss.

Nicola Conte non è solo uno dei produttori jazz più eleganti in circolazione, ma anche un perfezionista del suono. Ascoltando le tracce di “The Modern Sound Of Nicola Conte – Versions in Jazz Dub”imparerete ad amare il sound straordinario e la qualità musicale di degli arrangiamenti. Mentre molti artisti si dedicano alle produzioni semplicemente utilizzando i software e lasciando che il computer faccia da solo il suo lavoro, il metodo di Nicola Conte di ri-registrazione dal vivo con i suoi musicisti fa di questo album una produzione di alto livello ed un nuovo capitolo al suo già prestigioso catalogo.

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