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Re Harald, nonno-idolo dei ragazzi

«Non è sempre facile dire da dove veniamo, a quale nazionalità apparteniamo. Casa è dove sta il nostro cuore. E questo spesso non si trova all’interno dei confini di uno Stato». Sarebbe bastato questo richiamo al dramma dei rifugiati per fare delle parole di Harald V uno dei migliori discorsi reali della storia, divenuto in pochi giorni virale sui social network di mezza Europa. Il settantanovenne sovrano di Norvegia, però, è andato ben oltre, scavalcando le ansie, le paure e le lentezze del nostro secolo. Con voce ferma, parlando da un piccolo palco allestito nel parco pubblico che circonda il Palazzo reale di Oslo, Harald V ha arringato in diretta tv i suoi connazionali, con alcune (ovvie) verità: «I norvegesi sono ragazze che amano ragazze, ragazzi che amano ragazzi, e ragazzi e ragazze che si amano l’un l’altro». Non era mai accaduto prima, neppure nei Paesi scandinavi, da sempre all’avanguardia per progressismo sociale, che un sovrano si spingesse tanto avanti nella difesa dei diritti degli Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e trans gender).

 

«Noi siamo la Norvegia»

Eppure il Discorso del re, che grazie al tamtam della Rete potrebbe diventare famoso quanto quello radio-cinematografico di Giorgio VI d’Inghilterra, non era ancora concluso. «I norvegesi credono in Dio, in Allah, in tutto e in nulla», ha proseguito Harald, che regna dal 1991, amatissimo dai suoi 5 milioni di sudditi. Ha aggiunto che il suo popolo si appassiona a compositori, dj e band rock. Poi, con un sorriso, ha guardato la piccola folla di giovani davanti a sé, che filmava con i telefonini, e ha chiosato: «In altre parole, tu sei la Norvegia, noi siamo la Norvegia. La mia più grande speranza è che saremo in grado di prenderci cura l’uno dell’altro. Che potremo ancora fondare il nostro Paese su fiducia, solidarietà e generosità».

 

 

Che la monarchia norvegese fosse una delle più liberali del mondo è noto. Il figlio di Harald, Haakon Magnus, quindici anni fa sfidò ogni convenzione sposando una madre single, additata per le amicizie poco raccomandabili (con il tempo Cenerentola è entrata perfettamente nel ruolo di sposa del principe ereditario). La famiglia reale ha accolto a braccia aperte lei e suo figlio, dimostrando quanto fossero distanti gli anni dei matrimoni combinati fra l’alta nobiltà. Ma nessuno certo si aspettava che l’anziano monarca potesse inviare un messaggio così diretto alla sua nazione.

 

«I norvegesi sono anche gli immigrati»

Da quando la coalizione guidata dal Partito conservatore ha conquistato il potere, nel 2013, ponendo fine a otto anni di laburismo, il movimento anti-immigrati ha preso sempre più piede in Norvegia e all’interno dell’alleanza di governo ha assunto un ruolo via via più forte il Partito del Progresso, dichiaratamente xenofobo. Ossia contrario all’arrivo di quei «nuovi cittadini» che il re ha difeso pubblicamente, perché «i norvegesi sono anche immigrati da Afghanistan, Pakistan, Siria».

Certo, la Norvegia è una monarchia costituzionale e il re ha un ruolo poco più che decorativo. Ma la sua voce da giorni rimbomba sui social network. E ha conquistato una legittimità, anche fra i giovani, che da tempo i sovrani europei sembravano avere perduto.

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