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L’Italia unita nella Scienza

Uno speciale dedicato agli scienziati italiani

Scienza Leonardo Da Vinci Giordano Bruno Galileo Galilei Guglielmo Marconi telegrafo Nobel Enrico Fermi decadimento distribuzione statistica dei fermioni radioattivita nucleari neutroni Fisica ragazzi di via Panisperna Chimica Edoardo Amaldi Franco Rasetti Bruno Pontecorvo Oscar D'Agostino Ettore Majorana Emilio Segre Leggi Razziali Giulio Natta Moplen Plastico Rita Levi-Montalcini Medicina fattore NGF proteina sistema nervoso Renato Dulbecco virus tumorali genetico cellula Salvador Edward Luria Luigi Luca Cavalli-Sforza genoma umano Primo Levi Margherita Hack astrofisica Umberto Veronesi Carlo Rubbia interazione debole Riccardo Giacconi spettro elettromagnetico Mario Renato Capecchi gene targeting biotecnologica ricombinazione omologa Fabrizio Tamburini vorticita dei fotoni fusilli di luce

L’unità dell’Italia scientifica esiste ben prima del 1861. Basti pensare al multiforme ingegno di Leonardo Da Vinci (1452-1519), vera e propria figura planetaria dal poliedrico intelletto che ha saputo racchiudere in sé le grandi aspirazioni del trivio e del quadrivio, quando cioè scienza e umanesimo erano ancora discipline complementari.
 
Come non citare anche la dolorosa modernità di Giordano Bruno (1548-1600), uomo di fede e laico, intellettuale rigoroso e aperto al nuovo, che sapeva porre domande relative senza accontentarsi di risposte assolute.

A questi due monumenti va aggiunto, infine, Galileo Galilei (1564-1642), il cui metodo sperimentale divenne ben presto l’unico approccio possibile per rendere credibile la scienza in ogni sua forma: dubitare di ogni risposta, cioè, per rimetterla subito in discussione; sperimentare quindi nuove vie, per poi ritrovare altre risposte e altre opportunità di ricerca.

Uno dei primi scienziati dell’Italia unita è Guglielmo Marconi (1874-1937), cui si deve l’invenzione del telegrafo senza fili, che gli valse il Nobel per la Fisica nel 1909. Potremmo dire che senza le sue intuizioni, senza il suo costante sviluppare una comunicazione agevole e alla portata di tutti, sarebbe impensabile usare oggi i cellulari o la tecnologia wireless con tanta semplicità.

A questi succede idealmente Enrico Fermi (1901-1954), cui si devono la teoria del decadimento β, la distribuzione statistica dei fermioni, e soprattutto l’identificazione di nuovi elementi della radioattività e la scoperta delle reazioni nucleari mediante neutroni lenti (che gli consentirono di vincere il Premio Nobel per la Fisica nel 1938). Fu anche uno dei direttori tecnici dello statunitense Progetto Manhattan, che porterà alla creazione della prima bomba atomica nei laboratori di Los Alamos.

Enrico Fermi fu anche il punto di riferimento dei “ragazzi di via Panisperna”, il gruppo di giovanissimi studiosi che negli anni ’30 svolse fondamentali ricerche sia teoriche che pratiche nel campo della Fisica e della Chimica: Edoardo Amaldi, Franco Rasetti, Bruno Pontecorvo, Oscar D'Agostino, Ettore Majorana ed Emilio Segrè (che nel 1959 riceverà il Nobel per la Fisica grazie alla scoperta dell’antiprotone). Purtroppo le terribili Leggi Razziali posero fine a un’esperienza tra le più innovative nella Storia delle Scienze.

Il primo scienziato del dopoguerra a perpetuare la tradizione scientifica italiana è Giulio Natta (1903-1979), che vinse il Nobel per la Chimica nel 1963 anche grazie alla realizzazione del polipropilene isotattico, più comunemente noto come Moplen, un materiale plastico duttile e versatile che caratterizzerà la vita degli italiani per almeno altri ventanni.

La scienza italiana parla anche al femminile: Rita Levi-Montalcini (1909) è un esempio di come studiare e sperimentare mantengano attivo lo spirito, andando oltre le sfide dell’età. Nel 1986 ha vinto il Nobel per la Medicina, scoprendo il fattore NGF, la proteina segnale coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso di tutti i vertebrati.

Tra i suoi compagni di studi universitari ricordiamo: Renato Dulbecco (1914), che vincerà il Nobel per la Medicina nel 1975 per aver scoperto le interazioni tra virus tumorali e il materiale genetico di una cellula; Salvador Edward Luria (1912-1991), che nel 1969 vincerà il Nobel per la Medicina per le sue ricerche sulla moltiplicazione e mutabilità dei virus; Luigi Luca Cavalli-Sforza (1922), che ha saputo dare nuovi indirizzi alla ricerca genetica, non ultima l’idea di ricostruire l’intero albero evolutivo del genoma umano.

Di fronte a questa incredibile messe di scienziati di origine ebraica, è doveroso citare il chimico Primo Levi (1919-1987), che avrà il coraggio di raccontare la Shoah con testi nitidi e dolorosi, e che abbandonerà la sua passione scientifica per mettersi al completo servizio della Memoria.

Tra gli scienziati italiani ancora in attività, vanno almeno ricordati: Margherita Hack (1922), astrofisica e divulgatrice di rara competenza e modernità; Umberto Veronesi (1925), oncologo di fama internazionale, il cui impegno contro il carcinoma mammario ha salvato la vita di moltissime donne; Carlo Rubbia (1934), che nel 1984 ha vinto il Premio Nobel per la Fisica per aver individuato le particelle responsabili dell'interazione debole; Riccardo Giacconi (1931), che nel 2002 ha vinto il Premio Nobel per la Fisica per i suoi studi nella zona non visibile dello spettro elettromagnetico; Mario Renato Capecchi (1937), che nel 2007 ha vinto il Premio Nobel per la Medicina per la sua tecnica innovativa di gene targeting, una tecnica biotecnologica che si serve della ricombinazione omologa.

Per ultimo, ma non ultimo, il giovane ricercatore astrofisico Fabrizio Tamburini(1963), che ha scoperto e quindi approfondito l’utilizzo della vorticità dei fotoni, gli ormai famosi “fusilli di luce”, che lo potrebbero portare verso una legittima candidatura al Premio Nobel.
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