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Progetto Verdi: Ernani

in onda martedì 30 luglio alle ore 21,00

Progetto Verdi: Ernani

 “L’Hernani mi piace assai, e piace parimenti alla Pasta ed a Romani, ed a quanti l’han letto: nei primi di settembre mi metto al lavoro”.

La Pasta qui citata è la famosa Giuditta, cantante di grandissimo successo in tutto il primo ‘800, ed il Romani quel Felice librettista allora tanto attivo, ma a pronunciare queste parole non è Giuseppe Verdi bensì Vincenzo Bellini, assai colpito dalla rappresentazione della pièce teatrale di Victor Hugo nel 1830.

Il musicista catanese dopo aver iniziato a musicare l’opera cambiò idea e scrisse “La Sonnambula”, e dovettero passare molti anni perché il Verdi scegliesse quel soggetto per una sua opera, “Ernani” appunto.

Il dramma di Hugo al suo comparire aveva fatto un grande scalpore portando l’esperto ed esigente pubblico francese ad un aspro scontro tra i fautori di un teatro classico e i sostenitori di un nuovo dramma melodrammatico a tinte forti, dove l’emozione e la sorpresa giocano un ruolo fondamentale, a dispetto della tradizionale ricerca di un apollineo equilibrio, quasi a negazione delle leggi fino ad allora assolute della drammaturgia (unità di tempo luogo ed azione) e soprattutto della consueta dicotomia tra genere drammatico e commedia, tra personaggi seri e buffi, nobili e plebei, ambientazione storica e leggenda, nonché del quasi obbligatorio lieto fine.

Dopo alterne vicende con la censura, la messa in scena del cruento dramma era stata autorizzata addirittura proprio perché il pubblico potesse “rendersi conto fino a quale punto di smarrimento può arrivare lo spirito umano quando è libero da ogni norma"; e la prima rappresentazione del 1830 alla Comèdie Française aveva scatenato una vera e propria bagarre.

Victor Hugo nei suoi lavori sovverte in modo rivoluzionario tutte le categorie narrative prima rigidamente considerate (comprese quelle più universali: grande/piccolo, bello/brutto, buono/cattivo), e questo rimescolamento dei valori culminerà in “Le Roi s’amuse”, che significativamente diverrà il verdiano “Rigoletto”.

Tornando però al nostro “Ernani”, proprio per l’importanza concettuale che questo testo aveva assunto nell’evoluzione di una cultura e di una storia (quella europea) ad un nodale punto di svolta, svariati furono i musicisti che vollero mettere in musica quel soggetto: oltre a Bellini ricordiamo Gabussi, Quaranta, Mazzuccato, Laudamo.

Verdi approda con ritardo al testo francese, riscoprendone dopo oltre 10 anni la potenza eversiva; nei suoi sofferti “anni di galera”  Verdi cerca qualcosa di grande, di forte, che gli permetta di maturare le proprie intime tensioni verso l’analisi della natura umana oltre che lo sviluppo di grandi narrazioni e temi universali.

Dopo aver scartato Shakespeare (Re Lear) e Byron (Il Corsaro) Verdi sceglie per il suo primo rapporto con il teatro veneziano proprio la drammaturgia di Victor Hugo; dapprima attratto dal suo “Cromwell” opterà poi per la figura di Ernani – interpretato da un tenore e non contralto en travesti come gli era stato richiesto – e ne farà il protagonista di un dramma romantico a tutti gli effetti, ricco di azione e grandi emozioni, in cui la musica compie ardite ricerche espressive e narrative; l’opera, che andò in scena al teatro La Fenice di Venezia nel 1844, con l’intensità del suo colore fosco segna quasi una tappa preparatoria per i grandi affreschi di quella grande opera verdiana - che con Ernani condivide soggetto e personaggi - che sarà il “Don Carlos”.

 

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