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Protagonisti: Arcadi Volodos

in onda lunedì 16 novembre alle ore 17,00

Protagonisti: Arcadi VolodosÈ decisamente imbarazzante cercare nella critica corrente una definizione per presentare Arcadi Volodos, il pianista russo protagonista della trasmissione di oggi: Novello Sigfrido del piano... spettacolare prestidigitatore della tastiera... genio del pianoforte... ultimo anello di una catena che risale direttamente a Liszt". Ce n'è abbastanza per intimorirci e renderci questo giovane (nato nel 1972) anche potenzialmente antipatico.

Per fortuna ci pensa lui a raddrizzare il tiro, e si schernisce: "Non avrei mai voluto diventare un pianista professionista. Neppure pensavo di diventare un musicista... All'epoca (1993, ndr) non speravo assolutamente di riuscire a far carriera"; alla modestia si accompagna una visione del virtuosismo pianistico piuttosto saggia, che rivela un atteggiamento filosofico: "Molta gente pensa che un pezzo debba esser difficile solo perché c'è un sacco di note. L'unica difficoltà sta nella forma musicale, sta nel raggiungere davvero la corretta immagine sonora"; tiriamo un sospiro di sollievo perché non ci troviamo semplicemente davanti ad una star, ma ad un musicista di grande levatura.

Non ci dilungheremo sui dettagli di una carriera che lo porta rapidissimamente ai vertici del concertismo solistico e non - dati peraltro abbondantemente diffusi, ma su altri aspetti di questa figura che ci sembrano sicuramente più interessanti.

Intanto - la cosa darà speranza a molti giovani appassionati - Volodos non è stato affatto - come molti altri protagonisti della scena musicale internazionale - un bambino prodigio, e si è dedicato seriamente allo studio del pianoforte solo all'età di quindici anni, studiando prima nel Conservatorio della sua città natale, San Pietroburgo, e perfezionandosi poi a Mosca, Parigi, Madrid.

L'approccio musicale di Volodos non è legato da subito al pianoforte; il giovane studia direzione d'orchestra e - raro esempio - studia canto (il suo volto largo e sorridente e la figura corpulenta non ci stupirebbero su una locandina d'opera), studi che certo ne arricchiscono ancor di più l'esperienza musicale globale.

Nella sua carriera pianistica Volodos non cerca dunque la notorietà, non partecipa a competizioni pianistiche in cerca di riconoscimenti: è il successo che trova lui - insieme ad un pizzico di fortuna naturalmente, quando in una casuale audizione semiprivata viene notato da un importante discografico che in pochi minuti si rende conto di essere di fronte ad un grande interprete e gli offre subito un contratto; è il 1996.

L'anno seguente esce "Piano Transcriptions", una coraggiosissima operazione discografica in cui Volodos presenta trascrizioni di Liszt (Schubert), Horowitz (Liszt, Bizet) e sue proprie trascrizioni di opere di Rachmaninoff e Mozart (e qui dobbiamo in parte ritrattare: ascoltate la sua trascrizione della celebre "Marcia Turca e tutto sommato non temerete di definire Volodos davvero legato a filo doppio alla tradizione lisztiana...).

Il risultato è un grandioso successo, entusiasticamente stigmatizzato dalla stampa: "Giovane mago", "Nuovo Horowitz" e via dicendo; di fatto Volodos si rivela interprete eccellente, non solo nella assoluta e dissimulata padronanza del mezzo tecnico, non solo nella varietà degli accenti (dal suono cantabile e lirico ad un suono che non esiteremmo a definire sinfonico e orchestrale) ma anche per un che di grandemente comunicativo che il suo pianismo trasmette.

Volodos eseguirà oggi per noi la Sonata n. 1 in mi maggiore ("Incompiuta") di Franz Schubert, una trascrizione di Liszt di lieder schubertiani, i "Bunte Blätter" di Schumann, un "Etude-Tableau" di Rachmaninoff e infine la sonata n. 10 di Scriabin; un programma denso e corposo, che ben consente di apprezzare il giovane pianista.
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