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La mappa


Come la tolkieniana Terra di Mezzo e tutti i successivi universi fantasy, anche il mondo de Il Trono di Spade ha la sua geografia immaginaria, fedelmente ricalcata su quella delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Guardare la mappa del continente di Westeros aiuta d’altra parte a capire il periodo e gli eventi storici a cui George R.R. Martin si è liberamente ispirato nella costruzione della saga.

 

L’Eptarchia anglosassone

Diviso in sette regni, separato dal barbarico nord da un gigantesco muro, aperto a successive ondate d’invasioni via mare, Westeros è l’immaginifica trasposizione dell’Inghilterra anglosassone e, in particolare, del periodo della cosiddetta Eptarchia (dal 450 d.C. all’850 d.C.). Nato attorno al 930 d.C., il Regno d’Inghilterra riunì infatti sotto un’unica corona i sette domini instaurati nei secoli precedenti dagli invasori Anglosassoni: Anglia Orientale, Mercia, Northumbria, Essex, Wessex, Sussex e Kent. La Barriera verso nord corrisponderebbe, dunque, al Vallo di Adriano e al Vallo Antonino, costruiti dai Romani per isolare la Scozia e la feroce popolazione dei Pitti tra il 120 e il 145 d.C.

 

Cinque secoli d’invasioni

Anche la storia delle sette casate di Westeros ricalca a grandi linee quella delle Isole Britanniche. La Guerra di Conquista con cui la Casa Targaryen e i suoi temibili draghi s’impongono sulle altre famiglie nobili di Westeros – trecento anni prima degli eventi narrati nei libri e nella serie – alluderebbe all’invasione anglosassone ai danni degli autoctoni Celti (V secolo d.C.): un evento che le leggende del ciclo bretone rappresentarono, appunto, con la battaglia tra un drago bianco – simbolo dei Sassoni – e un drago rosso – simbolo dei Celti Britanni.

Il continente di Essos è separato da Westeros dal Mare Stretto, metafora del Canale della Manica e del Mare del Nord. I suoi abitanti, i Dothraki – grazie all’aiuto dei quali l’esiliato Viserys Targaryen spera di riprendere il trono che fu dei suoi avi –, sono apparentemente simili a popolazioni turco-mongoliche come gli Unni, ma rappresentano invece la seconda e la terza ondata d’invasori che, dal continente, minacciavano l’Inghilterra dell’Eptarchia: Danesi e Vichinghi.

 

L’araldica

Lo stemma dei Targaryen, un drago alato, richiama, non a caso, quello del regno anglosassone del Wessex, che inglobò progressivamente gli altri sei. Il suo colore è, d’altra parte, rosso, come nella bandiera del celtico Galles: anche il nome Targaryen suona, in effetti, decisamente più celtico rispetto a quelli anglosassoni delle altre famiglie.

Ai tempi dell’Eptarchia, l’araldica non aveva ancora sviluppato compiutamente i propri codici. Martin attinge dunque anche ai simboli delle casate che domineranno la storia inglese dopo l’anno 1000: il leone rampante dei Lannister è quello dei Plantageneti (sul trono inglese dal 1154 al 1485), la rosa dorata dei Tyrell ricalca quella bianca degli York e quella rossa dei Lancaster, poi sintetizzate dall’emblema dei Tudor (1485-1603). Anche gli intrighi dinastici che caratterizzano la serie sembrerebbero alludere a quelli che videro storicamente protagoniste queste quattro famiglie reali.



Dal ciclo bretone ai giochi di ruolo

La serie HBO rivisita dunque storia e leggende medievali, ma con piglio e durezza assolutamente contemporanei. Ancora la mappa di Westeros, nella versione “meccanizzata” con cui appare nei titoli di testa, ci rimanda, in effetti, alla più recente filiazione del filone letterario fantasy: i giochi di ruolo.


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