Bari-Trieste, una dorsale adriatica per gli scudetti. Il caso ha voluto che per il ritorno al titolo dopo sei anni della Juventus, il punto cardinale sia l'est: si sarebbe dovuto giocare a Cagliari, ma a causa del contenzioso del club sardo con il Comune del capoluogo, la partita si è svolta a Trieste.
Sei anni che definire significativi è un eufemismo: non è infatti soltanto un periodo che nel calcio si può anche considerare fisiologico tra una vittoria e l'altra, ma è il simbolo di un autentico romanzo, con tutti gli ingredienti classici, la caduta, il dramma, la risalita, l'umiliazione e infine il trionfo che suggella il riscatto.
L'estate 2006 fu infatti la più triste della storia bianconera: condannata alla B con 17 punti di penalizzazione (all'inizio erano 30), la squadra era stata abbandonata da quasi tutti i suoi campioni (tranne Del Piero, Buffon, Nedved, Trezeguet e Camoranesi). Ed era già tutto nell'aria quel giorno dell'ultima festa tricolore, il 14 maggio 2006 a Bari: la maglia con il 29 tinto di rosso sulle spalle, a indicare il numero degli scudetti vinti sul campo, le lacrime di Moggi che nello spogliatoio dava l'addio al calcio, la consapevolezza che l'inchiesta di Calciopoli avrebbe sconvolto tutto. E difatti fu retrocessione e revoca degli ultimi due scudetti.
La 'Vecchia Signora' ripartì vincendo subito la B e affidando a Ranieri (subentrato al dimissionario Deschamps) la ricostruzione. Fu subito terzo posto, dietro l'odiata e inarrivabile Inter, che aveva pure soffiato Ibrahimovic. L'anno seguente, si migliora ancora: arriva seconda e rigioca la Champions dopo due anni. Poi, il progetto comincia a vacillare: cacciato Ranieri, le ultime due giornate subentra Ferrara, che l'anno seguente verrà esonerato a gennaio. Nell'estate 2010, si insedia Andrea Agnelli come presidente.
Ma conosce subito l'amarezza: la squadra con Zaccheroni non cambia rotta e si piazza settima, fuori dalla Champions. L'anno seguente, viene chiamato Del Neri e la Juve fa ancora peggio, settima, ma fuori anche dall'Europa League. Paradossalmente, questa sarà la sua fortuna: libera da impegni internazionali, con Conte in panchina, la squadra si inventa un gioco splendido e vince lo scudetto, quando nei pronostici era data al massimo quinta.